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Elephant (Probabile uscita nelle sale: Novembre 2003 )

   

Elephant di Gus Van Sant

Regia: Gus Van Sant

Interpreti: Eric Deulen (Eric), Alex Frost (Alex), John Robinson (John), Elias McConnell (Eli), Timothy Bottoms (Il Signor McFarland), Matt Malloy (Il Signor Luce)

Sceneggiatura: Gus Van Sant

Fotografia: Harris Savides

Suono: David A. Cohen

Montaggio: Gus Van Sant

Produzione: Hbo Films, Meno Film Company, Blue Relief Inc.

Paese: USA Anno: 2003

Durata: 81'

   

"Voglio fare un paio di film con budget molto ridotti. Film più piccoli, più flessibili, con meno persone coinvolte. Desidero tornare a lavorare esattamente come ho cominciato. Con una troupe di non più di 5 o 6 persone. Voglio scoprire cosa succede lavorando così dopo aver fatto anche grossi film."    Gus Van Sant - L’Unità – Giugno 2002

 

Elephant è ancora una volta uno splendido viaggio di Van Sant tra i ragazzi ai margini del sogno americano, segnando il ritorno del cinquantenne regista allo stile inconfondibile del proprio personalissimo cinema indipendente, quello di Mala Noche, Drugstore Cowboy o Belli e Dannati, dopo le vacanze di mestiere con le major di Hollywood (Genio Ribelle, Scoprendo Forrester, e il capriccio incompreso di rifare Psyco di Hitchcock).

Realizzato in soli 21 giorni di riprese con giovani attori non professionisti, uso massiccio di steadycam, schermo 1:33 in barba agli standard cinematografici, prevalenza di campi medi e dirompenti focali lunghe per allontanare il mondo dai protagonisti in primo piano, Elephant è nato come format televisivo ed è finito all'ultimo festival di Cannes bissando, con assoluta sorpresa, il primato della Palma d'Oro contemporaneamente come miglior film e miglior regia, privilegio detenuto finora solo dallo splendido Barton Fink dei fratelli Coen. Girato a Portland, nell'Oregon caro alla maggior parte dei suoi film, Van Sant punta sul tema della violenza e delle stragi da armi da fuoco nelle scuole americane, subito dopo il documentario premio Oscar Bowling for Columbine. Il film è una sorta di reportage allucinato da una normalità estraniante, un gioco del pedinamento che insegue i gesti quotidiani di alcuni ragazzi le cui vite si intersecano in un unico tragico evento: i corridoi, la mensa, le aule, le lezioni, i bagni, il cortile, le stanze da letto, le cucine, le colazioni, i tiri a segno nel garage di papà con il fucile acquistato per posta, i documentari di Hitler in tv, Beethoven...: adolescenti che fanno cose da adolescenti, spiati con amore e imbarazzante intelligenza narrativa nei propri sentieri perduti verso l'assuefazione alla violenza, lasciata sempre fuori dallo schermo e raccontata attraverso punti di vista molteplici. Ragazzi osservati con una maestria che evita sia l'indagine che il giudizio, arrestandosi all'istantanea lucida, pura, spigolosa e disarmante di uno spaccato sociale in cui due teenager qualunque entrano nella propria scuola ed uccidono 12 compagni e un professore.

Il bellissimo titolo del film deriva da un documentario di Alan Clarke del 1989 per la BBC sulle violenze tra cattolici e protestanti nell’Irlanda del Nord: “elephant” si riferisce alla “parabola dell’ elefante nella stanza” che nessuno sa o vuole riconoscere al tatto, scambiandolo ora per un serpente per via della proboscide, ora per un albero: il mondo, di solito, tenta di dimenticare le responsabilità verso le gesta dei propri figli. Così, negli Stati Uniti, eventi come la strage di Columbine sono tabù per le televisioni, le famiglie, la società che le genera e le lobby delle armi da fuoco che continuano, imperterrite, a dettare legge.

 

"Penso che oggi moriremo..."

"Già!"

"...io non ho mai neanche baciato nessuno, e tu?"

 

Antonello Schioppa