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PAYCHECK

Ben Affleck in Paycheck di John Woo

Regia: John Woo

Interpreti: Ben Affleck, Aaron Eckhart, Uma Thurman, Paul Giamatti, Colm Feore, Joe Morton, Michael C. Hall, Peter Friedman, Kathryn Morris, Ivana Milicevic, John Cassini, Fulvio Cecere, Michelle Harrison, Christopher Kennedy, Cludette Mink, Callum Keith Rennie, Ryan Zwick.

Soggetto: Philip K. Dick

Sceneggiatura: Dean Georgaris

Fotografia: Jeffrey L. Kimball

Scenografia: William Sandell

Costumi: Erica Edell Phillips

Musiche: John Powell

Montaggio: Christopher Rouse, Kevin Stitt

Produzione: Paramount Pictures, Dreamworks, Davis Entertainment, Lion Rock Productions, Solomon/Hackett Productions

Paese: USA Anno: 2003

Durata: 119'

Distribuzione: UIP

Sito ufficiale: www.paycheckmovie.com

John Woo non ha perso l’inveterata abitudine di giocare con gli esplosivi. Gli piacciono ancora le pistole che si incrociano, gli inseguimenti mozzafiato, le automobili che si sfasciano, gli elicotteri che braccano l’(anti)eroe di turno in omaggio a Intrigo internazionale, le colombe (e i pappagallini, come ne Gli Uccelli di Sir Alfred, annata 1963). Direttore di una ricca orchestra grafico-visiva, sarebbe il regista ideale per l’ultimo 007 possibile e se in futuro dovesse davvero dedicarsi a un musical (ipotesi più volte ventilata tra il serio e il faceto), dovremmo sicuramente aspettarci balli e canti a suon di piombo, probabilmente un mix Ben Affleck, Uma Thurman e una Bmw in PAYCHECK di John Wooadrenalinico tra Moulin Rouge e Face/Off.

L’abbiamo già scritto da qualche parte su queste pagine: ogni suo film non può che destare ammirazione perché fa respirare l’aria di un modo di intendere il set che non esiste più (Peckinpah, Penn, Ray, Kubrick, Hitch). Da qualche tempo, purtroppo, c’è chi si diletta a intonare un canto funebre sul lavoro di un cineasta che al contrario continua a irradiare una vitalità sorprendente abbinata ad una tenuta di stile altrettanto piena. Tipica posa del detrattore laureato: "The Killer oppure A Better tomorrow erano grandi film. Da quando gira con i soldi di Hollywood, invece..." E giù stroncature. Non fa eccezione Paycheck, pellicola che nella sua genesi ha visto passare Woo dal ruolo di produttore esecutivo a quello di regista al posto di Brett Ratner e che ha l’invidiabile merito di scoccare molte frecce ai cuori di chiunque ami il cinema puro.

Ben Affleck è Michael Jennings, ingegnere informatico che vive di spionaggio industriale. Ogni volta che porta a termine un lavoretto, la sua memoria recente viene ripulita ed è così che alla fine di quello che si prospettava come il grande colpo della svolta, propostogli da Rethrick (Aaron Eckart) un miliardario amico Uma Thurman in PAYCHECK di John Wood’infanzia, Jennings si ritrova alle costole i federali e un bel po’ di truci sicari pagati per toglierlo di mezzo. Il McGuffin della vicenda è una busta contenente 19 oggetti comuni barattati con un compenso da nababbo. La bellissima del film: Uma Thurman (altrove conosciuta come LA SPOSA CHE CHIEDE VENDETTA), biologa, consorte dell’ingegnere, sguardo che buca lo schermo come un proiettile blindato.

Intrigo e azione con il verosimile a debita distanza. La suspence progressiva concede pochi intervalli lirici, soprattutto nella seconda parte: il tempo di scorrere rapidamente un album di fotografie da innamorati e la corsa di Jennings riprende. "Mi dispiace, proprio non ricordo..." mormora sconsolato il protagonista (in Windtalkers il soldato Joe Enders si rammaricava piuttosto di ricordare tutto). Via, a cavallo di una potente moto insieme all’amata (trattandosi di Uma, il ricordo dei momenti felici non fatica a riaffacciarsi). Il mondo è in pericolo. Morte e distruzione sono dietro l’angolo. Con una sofisticata sfera di cristallo, i governi scatenerebbero guerre preventive capaci di annientare il genere umano (ah, ma allora...).

Immenso atto d’amore nei riguardi di Hitchcock e dell’altrettanto indimenticabile Cary Grant, sorta di Mission: impossible 3 apocrifo, ennesima lezione agli Studios Ben Affleck in Paycheck di John Wooamericani su come dovrebbe essere realizzato un action sulla via del classico, Paycheck pulsa di un ritmo formidabile che inchioda lo spettatore alla poltrona. La storia arriva da un breve racconto di Philip K. Dick e (caso più unico che raro), nel tradimento rispetta il clima teso delle pagine dello scrittore scomparso nel 1982 sposandone la visione pessimistica del futuro, quella glaciale, delirante sfiducia che Spielberg era riuscito a restituire solo parzialmente in Minority report.

Woo è meglio. Un colpo di fulmine provocato dalla macchina da presa: morti stecchiti tutti i bastian contrari.

 

Nino G. D’Attis