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VAN HELSING

   

Kate Beckinsale in VAN HELSING di Stephen Sommers

Regia: Stephen Sommers

Interpreti: Hugh Jackman; Kate Beckinsale;Richard Roxburgh;David Wenham;Will Kemp;Shuler Hensley;Elena Anaya;Silvia Colloca;Josie Maran;Kevin J. O'connor

Soggetto e Sceneggiatura: Stephen Sommers

Fotografia: Allen Daviau

Scenografia: Allan Cameron

Costumi: Gabriella Pescucci, Carlo Poggioli

Musiche: Alan Silvestri

Montaggio: Bob Ducsay, Kelly Matsumoto

Produzione: Bob Ducsay e Stephen Sommers

Paese: USA Anno: 2003

Durata: 145'

Distribuzione: Uip

Sito ufficiale: www.vanhelsingmovie.com

   

In verità vi dico che al sottoscritto, Van Helsing è sempre stato sui sacrosanti. Pesantemente, giuro. Sia come professore tracotante modello frate Guglielmo da Baskerville, sia in qualità di ammazzavampiri patentato. E poi da piccolo leggevo Jacula e Sukia. Come si fa a tifare per i nemici dei succhiasangue quando le letture di formazione passano attraverso pagine e pagine di avventure di burrose creature della notte vietate ai minori? Peter Cushing era troppo razionale. Anthony Hopkins disgustosamente sopra le righe. James Woods in Vampire$ non faceva Van Helsing e poi era in un film di Carpenter, quindi tutta un’altra storia e niente da dichiarare. Adesso è il turno di Hugh Jackman, belloccio australiano lanciato da X-Men di quel Bryan Singer che al cinema ha dato solo I Soliti sospetti e poi niente più. Dirige l’infaticabile impiegato degli Studios Stephen Sommers, autore (si fa per dire) delle mummie formato famiglia, al quale dobbiamo comunque riconoscere il merito di saper riprendere in tutto il suo splendore Kate Beckinsale (o quasi, dal momento che James Avalon o anche solo Joseph W. Sarno avrebbero saputo fare di meglio e che purtroppo anche qui trattasi di filmino/filmone per grandi e piccini).

150 milioni di ‘In God We Trust’, quasi mille effetti speciali, riprese a Praga e mandate il conto dei caffè alla Universal. Se tutto andrà bene, Jackman ha già firmato per il sequel. Se gli incassi saranno superlativi, ci toccherà sorbirci altresì Il Mostro della laguna nera e l’ennesimo Uomo invisibile (nel frattempo l’America avrà smerdato la memoria del grande Mario Bava con i due-tre rifacimenti attualmente in cantiere). Al momento il display della calcolatrice indica 2.984.468 eurocucuzze (dati Cinetel).

Piatto del giorno: insalata mista di mostri con contorno di action e neogotico di polistirolo alla Underworld spacciato per visionarietà (ah, i danni di Francis Coppola!). C’è un prologo in bianco e nero che più vorrebbe clonare in modo serioso l’età classica dell’horror (James Whale, Dio l’abbia in gloria), più rimanda senza intenzione (?) a Frankenstein Junior di Mel Brooks. C’è la grezza creatura di Frankenstein. C’è il conte Dracula che – poveraccio – benché poligamo non riesce ad avere un pargoletto. C’è l’Uomo Lupo che guaisce poco convinto a una luna digitale. Proprio un terzetto di disgraziati, insomma. Gabriel (ma non era Abraham?) Van Helsing gira armato fin dentro ai calzini perché coi fenomeni abnormi le preghiere lasciano il tempo che trovano. È un ragazzone capelli neri ondulati un po’ smemorato provvisto di stivalacci, cappello a larga tesa, giaccone e modi rudi da bounty killer. Lui è quello che fa il lavoro sporco e passa pure per un mezzo delinquente. Lui è il duro infilzapaletti e schiantaossa, poco da ridere e tanto da tremare. Lavora per conto del Vaticano, quindi è in missione per conto di Dio e il suo compito è sradicare l’erba cattiva dalla Transilvania e dalla faccia della terra. Come il crociato Jack Crow di Vampire$, penso. Minchia, proprio originale questa sceneggiatura! La Beckinsale veste i panni di Anna Valerius, principessa zingara con zavorra familiare appresso (fratello licantropo che guaisce perplesso a finta luna digitale) e spadone recuperato dal set de La Maledizione di Johnny Depp Parte 2 (la prima era Chocolat, la terza Secret window). Mena fendenti, l’ha giurata a Dracula, fa la bonazza come in ogni altra pellicola impressionata fin qui con la sua notevole presenza. Gronda fascino moschicida per il carismatico Van (della serie: "Sbattici il muso, maschione!"). Però sostiene di non aver mai visto il mare, poverina. Questa del mare deve essere sembrata al regista la "trovata romantica" della (non) storia. Però a noi non importa, perché tanto, proprio come sospettavamo, il film non c’è. Al suo posto, il consueto blockbusterone che fa sbadigliare intere famiglie e punta a piazzare un camion di merchandising ai polli. Van Helsing chi? Buttatelo a mare. Lui, Sommers e la zingarella.

 

Lazzaro A. Gionaro