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BUGO: Golia & Melchiorre (Universal)

 

BUGO: Golia & Melchiorre Bugatti colpisce ancora! Prolifico, addirittura. Bugo da stiro e Bugo robot, con tanto di appendice acustica/domestica/scarna per rilassarsi un po’ passata l’overdose di stravolgimenti elettronici del primo tempo. Pazza idea, Golia & Melchiorre: due dischi a prezzo onesto, anche se il direttore di un Ricordi Media mi ha fatto presente che "nel mondo della discografia, il prezzo imposto non esiste" e ha provato ad estorcermi 1 € in più del dovuto, poi ha lasciato perdere quando ha capito che il suo punto di vista era a dir poco discutibile e che (fattore non trascurabile) mi stavo incazzando di brutto.

La Universal ha dato un’altra possibilità al geniale scriteriato sottratto alla fabbrica e al circuito ultra-indipendente italiano (esiste, esiste: non assomiglia a quello inglese ma esiste!). E ha fatto bene. Forse consapevolmente, forse no, perché è chiaro che anche su major Bugo fa quel che gli pare. Elettrico, elettronico, schizzato, ombroso, agrodolce, col domopak, la pettinatura e gli occhiali anni ’80, nuovo millennio beat-psych-hip&Pop, con la chitarra, con i rimaneggiamenti elettronici di Roberto Vernetti, in versione Neil Young (di Harvest o della clamorosa svolta synth+vocoder?), in posa da Tom Waits col sigaro nelle foto pubblicitarie.

Gli esperimenti dell’unico cantautore italiano interessato a sperimentare. La crescita esponenziale di uno che non è ancora arrivato in classifica ma è questione di tempo, poi tutti lì a dire come minimo che Battisti ha lasciato un erede. Canzoni che dureranno non una ma molte stagioni. Le Bugo songs, appunto. I versi del tizio che sembrava un cartoon (un po’ come i Beastie Boys del 1986), dopo ci ha schiarito le idee. Un doppio con 21 meraviglie (e basterebbero perle come Rimbambito, Che diritti ho su di te? o Un altro conato per parlare di maturità artistica, di poesia che sposa la musica, etc.). Più che in Dal lofai al cisei, l’album di Casalingo e Io mi rompo i coglioni, il nuovo lavoro vive di momenti schiettamente folli come Carla è Franca, il brano di apertura, il funkettone anni ‘70 BUGO: Golia & MelchiorreSpargimento di sangue o Mezzora prima di morire. Per non parlare de Il Sintetizzatore: gente, qui il ragazzo vuole sconvolgerci sul serio mescolando glam bowiano allo spirito di Rino Gaetano. Ci riesce, accidenti. Bugo è capace di portarti parecchio lontano nello spazio di tre minuti facendo esplodere una bomba nelle orecchie dell’ascoltatore più smaliziato. E quando si lancia in Alleluia I rep non è certo scarso di suoni indie (ritmica Pixies, chitarre Pavement e...tastiere house!!!). Serio, serissimo, ferrato sugli anni ’80 (un campione di Long hot summer degli Style Council su Hasta la schiena sempre) e su ciò che gira sui piatti in questo momento (le Chicks On Speed). Ballate con Bugo. Ridete. Commuovetevi. Spaccate tutto: it’s only rock and roll!

 

(J.R.D.)