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GIROLAMO DE MICHELE: Tre uomini paradossali (Einaudi, pp. 198, € 8,50)   Intervista all'autore

 

GIROLAMO DE MICHELE: Tre uomini paradossali “È nelle piccole cose quotidiane che si sperimenta il senso dell’irrimediabile. Ed è da qui che nasce il senso del dovere. Ci sono cose che devono essere fatte, anche se non riparano ciò che non è riparabile: devono essere fatte, tutto qui.”

 

Un colpo da una pistola che in passato ha già sparato, mette la parola fine alla vita di un industriale con forse troppi sensi di colpa per continuare a vivere.. È così che comincia Tre uomini paradossali, romanzo noir scritto dieci anni fa da Girolamo De Michele e rimasto chiuso in un cassetto dopo essere stato rifiutato da diverse case editrici.

E nel leggerlo ci si meraviglia di questo fatto, di come il mondo dell’editoria obbedisca più a leggi di mercato che al senso del dovere, la pubblicazione di un qualcosa di ben fatto. Questo libro si erge di dieci spanne dal notevole numero di scritti di genere presenti sugli scaffali delle librerie, ruffiani e figli di una pubblicità che rendono la “merda” un qualcosa di prelibato, osannato da finta critica e critici super pagati.

   Non ha niente di originale Tre uomini paradossali, obbedisce alla costruzione classica del noir o del giallo vero e proprio, omicidio (o suicidio in questo caso), evoluzione deduttiva, soluzione con colpo di scena nel finale (e sì, perché nel finale c’è pure un colpo di scena!), ma il ritmo serrato, la concatenazione degli eventi, il senso di amicizia che lega i personaggi, non ti fanno staccare gli occhi dalle pagine e ti fanno leggere il libro tutto d’un fiato. E poi c’è una sensibilità che difficilmente si riesce a trovare, il profilo psicologico del protagonista che ti viene voglia di essergli amico e di aiutarlo.

   La vicenda si svolge tra Milano e Bologna esattamente dieci anni fa (ma parte da molto prima), e mischia fatti realmente accaduti (fatti di cronaca nera e misteri italiani rimasti pressoché insoluti) con giochi di fantasia che rendono il tutto altamente fruibile e appetibile, un modo per parlare degli anni di piombo ad una generazione che non la conosce in un resoconto fatto da chi in quegli anni invece, è cresciuto. Perché non è vero che la “lotta armata” era fatta da persone allo sbaraglio, ma da persone che obbedivano ad un forte senso ideologico e di lealtà. Quella lealtà che forse è difficile trovare nelle generazioni moderne tutte fashion, lustrini e videogiochi. Ed è proprio la lealtà che ne esce vittoriosa, l’amicizia e l’amore nei confronti di una donna che una sera è caduta dal tetto di una discoteca con qualcosa nelle vene che non doveva esserci, vittima non di se stessa ma dell'amore della stessa nei confronti di una tela di Bacon. E l'amore per la cultura, la ricerca dell'amore nella cultura, la si respira in tutto il romanzo, infatti lo stesso protagonista cede alla tentazione di rubare un'edizione rarissima di Ossi di Seppia di Montale dalla libreria della prima vittima, come in una sorta di feticismo proprio di chi ama leggere (chi non ha mai provato a rubare un libro dalla Feltrinelli prima che inventassero queste noiosissime bande magnetiche?).

   Non sono parole scritte da un nostalgico per i nostalgici, perché si sa poi che fine ha fatto la lotta armata e che fine sta facendo, ma tra le righe scorre una certa nostalgia per i sentimenti che si provavano in quei giorni, il senso di appartenenza ad un ideale ben radicato e che ha fatto finire in carcere chi non aveva nessuna colpa, chi ha fermamente creduto nella rivoluzione e soprattutto nella rivoluzione interiore, nella speranza del cambiamento di sé prima del mondo intero. Una speranza che si è tramutata in sconfitta generazionale, quella che continua ad esserci perché si sa che in Italia certi fattacci sono filtrati attraverso un revisionismo non indifferente, perché è molto più facile nascondere e coprire piuttosto che portare a galla o dire la verità. Mentre le menti più fervide continuano a rimanere dietro le sbarre e i criminali continuano ad andare in giro per le strade. Perché evidentemente sono proprio loro che hanno "reso servigi alla Patria" mettendo le bombe che tutti conosciamo.

 

   Da non sottovalutare anche il profilo psicologico del colpevole, un emerito bastardo con le carte in regola per essere tale. Freddo, cinico, spietato, non esiterebbe ad uccidere sua madre se i fatti lo richiedono (e lo richiedono, eccome se lo richiedono…).

   Il libro è una sorta di concept album degli anni settanta in cui si parla anche di un amore smisurato per il caffè, quello buono, la moka napoletana, che quando ho finito di leggerlo mi è venuta una grande voglia di imparare a prepararlo. Pubblicato dai tipi della Einaudi Stile Libero, è il primo romanzo fortemente proposto da iQuindici Lettori Residenti, gruppo di lettori all’interno della Wu Ming Foundation, presso i quali si può trovare la versione liberamente scaricabile in versione copyleft. Da notare: parte del ricavato dalla vendita del libro, è devoluto in favore di Emergency.

Antonio Bufi