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ADIEU, CARMELO      di Nino G. D’Attis

 
CARMELO BENE

"Io sono già un classico perchè vivo nell'eternità, sono eternamente vivo".

Roma, 16 marzo 2002, ore 21.10: il cuore di Carmelo Bene ha cessato di battere. Diversi epitaffi autografi, sparsi in un’opera omnia che abbraccia quarant’anni di vita artistica, hanno anticipato tutti i coccodrilli pubblicati nelle ore immediatamente successive alla dipartita. Spiazzare gli scrivani, le onoranze funebri statali, i contemporanei e confidare nella buona memoria dei posteri, insomma. Carmelo Bene era (sarà sempre) anche questo. L’ultimo vanto di un mondo sprofondato nella banalità, verrebbe da dire, se il mondo potesse ancora commuoversi. L’ultima voce di una poesia senza argini, onesta (di un’onestà disarmante) nel suo collocarsi fuori dalla medialità, oltre la linea del recensibile. Minare il campo della rappresentazione: ecco il piano. In scena, fuori scena, nelle pagine del poema 'L mal de' fiori come su uno dei tanti dischi incisi o, ancora, su un set cinematografico ("parentesi eroica" durata due cortometraggi e cinque lungometraggi), sempre questa voce impegnata a disfarsi degli abiti stretti dell’attore, dell’autore, dell’assistito d’ufficio dal Ministero dello Spettacolo.

Finito il lungo calvario fisico, il corpo di Carmelo Bene riposa. A rendere meno triste l’assenza di Cibì sarà l’opera sviluppata attraverso più esistenze in una vita intera, il suo febbrile lavoro cominciato a Roma, disertando l’Accademia "Silvio D’Amico", poi al Teatro delle Arti nel 1959 con il Caligola di Camus.

Amleto, Pinocchio, Lorenzaccio, Otello, Erode, Macbeth: personaggi reinventati in un processo inarrestabile di tradimento del testo (mai ‘trasposizionè, mai ‘adattamento’), contaminati dalla parodia, dal gusto per il pastiche, da una mescolanza di generi "alti" e "bassi". Manipolare i classici, offrire allo spettatore una via d’accesso leggera, sottilmente burlesca all’opera in frantumi, a tutto ciò che si può sottrarre al rigore formale, all’unitarietà stilistica tradizionalmente richiesta all’autore.

"Questa sera non vi darò le fonti: morirete di sete!"

Fare altro. Escludere la messa in scena. Praticare il pretesto scenico. Disfarsi. Come al cinema: un progetto teso a sottrarre lo spettatore da una condizione passiva mediante un atto di radicale ripensamento sull’immagine filmata. Come in televisione, in una serie di "interventi chirurgici" nelle riletture di Blok, Majakovskij, Esènin, Pasternak, Campana, Leopardi praticati usando l’elettronica e, sovente, il montaggio in diretta.

"Quels que soient ses rapports avec le théâtre populaire italien, avec le"varietà", et aussi son attachement à des minorités ("l'ethnie"), son oeuvre est inséparable d'une intention universalisante, cosmopolite ou plutôt cosmologique." (Gilles Deleuze).

Il teatro italiano andrà avanti nella sua claudicanza di attori, botteghe, carte bollate e direzioni artistiche. Un limite, una contraffazione antipoetica insulsamente spacciata per arte. Una non-vita a beneficio di quattro abbonati.

"Il mio disprezzo per l’attore contemporaneo è qui: nella sua tanto ricercata simulazione, nel suo elemosinare una sciagurata attendibilità (...)"

Amplificare la voce, poi filtrarla, distorcerla, sradicarla dalla parola e dalla comprensibilità della parola. Musicare la postura del corpo, porre fine alle forme, inquinare i codici, esplorare le possibilità del dévisage.

Blow up. Eccesso. Smarrimento.

"L’essermi come Pinocchio rifiutato alla crescita è se si vuole la chiave del mio smarrimento gettata in mare una volta per tutte. L’essermi alla fine liberato anche di me."

Non si piange la morte di un genio, mancheremmo di rispetto nei riguardi della vitalità dell’ opera. Ė giusto invece commiserare chi del genio ignora l’opera e ricorda soltanto gli attentati alla pubblica quiete, i controversi passaggi televisivi, gli scandali, le querele, gli equivoci.

Se c’è un unico, innegabile vantaggio offerto dalle commemorazioni è questa possibilità d’accesso alla produzione presto ristampata, rieditata, rimessa in circolo. Rilancio postumo: libri, dischi, pellicole rimasterizzate in DVD, dispense settimanali in edicola, Credito Italiano V.E.R.D.I. sui banchi di scuola in sostituzione dei soliti noti Pirandello & Sciascia. C. B. avrebbe sottoscritto, per non dover dire: "è stata tutta fatica sprecata", per non doversi accontentare di una via, di una piazza a suo nome, orrendamente adiacente a una via, ad una piazza dedicata a un politico, a uno statista, ad un semplice attore.