Home | back | Amati Fumetti | Andrea Pazienza | Filippo Scòzzari | Ghost World | La Lega degli Straordinari Gentlemen | Mamba | Massimo Mattioli | Occulta Mater | | Stefano Tamburini | Rumiko Takahashi | Speciale Marvel Ultimate | Sventurata è la terra che ha bisogno di eroi


Ghost World di Daniel Clowes       (leggi la recensione al film)

 

Il mondo e il suo fantasma.

Estate alla fine degli anni novanta, "Ghost World" sono le parole che macchiano i muri e le vetrate di in una piccola città degli Stati Uniti. Questa è la storia di Enid e Rebecca, amiche inseparabili appena diplomate, e delle loro paure sulla soglia dell’età adulta. Una serie di personaggi, bizzarri eppure inquietantemente familiari, completano un panorama umano segnato dal logorio dei rapporti e da un senso generalizzato di solitudine che sembra appartenere agli oggetti quanto alle persone.

La provincia dipinta con minuziosa ironia da Daniel Clowes è sospesa nel vuoto di un America siderale, lontana dal mondo nello spazio come nel tempo. L’ossessione per gli anni ’50 è solo il sintomo più evidente del tentativo silenziosamente disperato di infondere personalità e consistenza, attraverso l’imitazione di un passato mitico, ai luoghi, alle persone, a se stessi. Tutto si riduce ad una posa artificiosa o come tale viene percepito: il punk non è che l’ennesima declinazione della maniera nostalgica che frustra qualunque pretesa ribellistica; la politica è "un fatto psicologico" o un occasione di ascesa sociale, tanto che si può essere iscritti a Greenpeace e girare senza rimorsi uno spot per un candidato della destra. Le due protagoniste si affacciano su un futuro crepuscolare dove ferirsi reciprocamente è la forma più facile, spesso l’unica, di comunicazione. Enid e Rebecca reagiscono isolandosi in una sorta di spavaldo cinismo e con l’esercizio quasi estenuante del sarcasmo, mentre osservano impotenti il divario che le separa sempre di più l’una dall’altra e che le conduce verso strade differenti. Crescere, per Enid più che per Rebecca, significa distinguere con maggiore chiarezza i contorni evanescenti della realtà. Crescere significa trovarsi faccia a faccia con il fantasma del mondo e, perse le deboli certezze che lo mascheravano, averne paura. Alla fine ci saranno delle scelte, più subite che prese. Enid  e tutti gli altri personaggi usciranno dal nostro campo visivo, chi verso un altrove sconosciuto ed incerto fuori della città, chi nelle pieghe di quella che ci si ostina a chiamare vita normale.

Un incerto distacco.

"In Ghost World ho voluto esaminare la vita di due ragazzine neo-diplomate dalla posizione privilegiata di chi spia non visto, con l’incerto distacco di uno scienziato che si è affezionato ai microbi intrappolati sui suoi vetrini". La prima dote del nostro autore è appunto la capacità di osservazione che si traduce in una rappresentazione incisiva, priva degli stereotipi e dei luoghi comuni tanto frequenti quando si tratta di raccontare un microcosmo femminile.

Come in larga parte del miglior fumetto americano ed europeo degli ultimi anni (da Zograf ad Adrian Tomine, da Chester Brown a David B) anche nelle opere di Daniel Clowes è presente una forte istanza autobiografica. Questa tuttavia, priva di qualsivoglia compiacimento narcisistico, viene distribuita tra i vari personaggi che non si riducono a maschere neanche quando la caratterizzazione sconfina nei territori del grottesco. Sono vivi, ci sembra di conoscerli o di averli incontrati, spesso li sentiamo pericolosamente vicini. Per questo provocano sensazioni tanto contrastanti: odiosi e simpatici, disgustosi e teneri, appaiono incredibilmente "veri" sotto la luce onesta, rispettosa ma cruda, infusa dal rigore antropologico del loro creatore. La scrittura (verbale e grafica) di Clowes non giudica mai i suoi personaggi per questo può permettersi di essere impietosa.

Daniel Clowes ha definito il suo disegno, denso di riferimenti ai perduti anni ’50, un misto di realismo fotografico e di astrazione tipicamente fumettistica. Egli è l’erede colto e consapevole di una lunga tradizione che ha esercitato l’arte della caricatura come pratica di introspezione psicologica, senza che questo tolga nulla agli intenti satirici. Infatti, avrei dovuto dirlo subito, Ghost World è un fumetto divertente, di un umorismo affilato, a patto però di accettare quel tipo di sorriso che lascia l’amaro in bocca, a patto di saper apprezzare il disagio sottile di ridere su se stessi.

 

Daniel Clowes.

Daniel Clowes è nato a Chicago "il giorno del ventinovesimo compleanno" di Jane Mansfield (16 aprile 1961). Dal 1989 le sue storie vengono pubblicate a cadenza semestrale sul periodico "Eightball", edito dalla casa editrice americana Fantagraphics. Ha inoltre disegnato copertine di dischi e locandine cinematografiche, collaborato con riviste come "Esquire" e "The New Yorker", realizzato l’animazione per il video I Don't Wanna Grow Up dei Ramones e l’adattamento di Ghost World per il film omonimo di Terry Zwigoff.

In Italia sono stati finora tradotti e pubblicati quattro dei suoi libri:

#$@&! L’Antologia Ufficiale di Lloyd Llewellyn (Telemaco Comics, 1992) è ormai praticamente introvabile; Ghost World e la raccolta di storie brevi Caricature (entrambi editi da Phoenix Enterprise rispettivamente nel 1999 e nel 2001) si possono trovare con una certa facilità nelle librerie specializzate; David Boring (Coconino Press, 2001) è reperibile, oltre che nelle fumetterie, anche in alcune librerie di varia.

In attesa e nella speranza che il successo del film Ghost World, di cui è anche sceneggiatore, diffonda il suo benefico influsso…

Alessio Trabacchini