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L’ARTE SENZA AVANGUARDIE – CONVERSAZIONE CON NISE NO                                    

 

 Affacciatosi sulla scena artistica a metà degli anni Novanta, Nise No (nato a Tokyo nel 1971), sostiene l’inadeguatezza delle strutture d’arte tradizionali (gallerie, musei, critici) superate tanto da internet quanto dagli spazi reali del tessuto metropolitano. Estetica del falso, scienza del ready-made, materiali ‘ritrovati’ ed utilizzati al fine di perpetrare una combustione dell’immagine (esemplare la serie di lavori Onoplastic): questa la No-filosofia di un tipo non proprio estroverso, allergico alle interviste. Biografia fitta di atteggiamenti elusivi, Nise No si riferisce sovente a se stesso come a un dj dell’arte digitale paragonando le sue creazioni ai remix di Andy Weatherall, David Holmes o dei Chemical Brothers. Lo abbiamo (miracolosamente) raggiunto via e-mail nel suo studio-bunker nizzardo, lo stesso in cui sono nate alcune delle opere che vi presentiamo nella gallery a lui dedicata. Botta e risposta con un genio irriverente che, col candore di un Johnny Rotten del nuovo millennio, dichiara: "La mia opera più importante è quella che contempla il concetto di sparizione totale dei termini Nome, Casa, Famiglia, Corpo, Patria come punto di partenza verso un nuovo alfabeto sentimentale."

 

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Cosa ti ha influenzato maggiormente?

I Beatles, Coco Chanel, la musica barocca, i Sex Pistols, il cinema di Jodorowski...chi può dirlo?

 

Che musica ascolti mentre lavori nel tuo studio?

Techno. Attualmente impazzisco per l’ultimo cd di Aphex Twin.

 

Hai viaggiato molto...

Non sono mai stato su Marte.

 

Puoi raccontarci qualcosa dei tuoi inizi?

Ho venduto la mia prima opera a diciannove anni. L’acquirente era un americano che mi diede un pacco di soldi per una stronzata messa insieme in cinque minuti con forbici e colla e qualche rivista per teenagers. Quei soldi mi servirono per comprare un campionatore e dei piatti da dj. Volevo fare il dj, capisci?

 

E poi cosa ti ha fatto cambiare idea?

Semplicemente il fatto di aver trovato altri americani ben disposti a far lievitare il mio conto in banca.

 

Sei credente?

Certo. Rock and roll will never die!

 

Ti senti più vicino a Duchamp o a Warhol?

Nessuno dei due. Artisticamente sono figlio di Giorgio Moroder e di Joan Collins.

 

E i situazionisti?

Debord è la mia vecchia, cara zietta. Hurlements en faveur de Sade!

 

Cosa pensi dei critici d’arte?

Niente. È ai collezionisti che sono destinate le mie preghierine della sera. God bless America!

 

Faresti un ritratto a George Bush?

No.

 

A Madonna?

Madonna è già un’icona, non è un mistero per nessuno.

 

Nel 1998 hai presentato a Berlino un video dal titolo Nise No Stardust Part 1, puoi parlarcene?

Durava trenta minuti e si svolgeva in un supermarket bavarese. C’ero io, al reparto ortofrutta, truccato come David Bowie periodo Ziggy. Leggevo stralci da Contre l’obscurité ad un cesto di crauti.

 

Ti piace Proust?

Per niente. Il mio scrittore preferito è il tipo che si occupa dei testi per Mtv Roadshow.

 

Pennelli, serigrafie, 8mm, scanner...qual’è il tuo strumento preferito?

La tromba.

 

Ti riconosci in qualche movimento?

Non ci sono movimenti. Non ci sono correnti. Aria stagnante, immobile. Sto aspettando il prossimo assegno e nel frattempo ho in mente di mollare le gallerie per un po’ e fondare un’etichetta discografica. Cerco talenti per produrre la disco music-spazzatura dei prossimi dieci anni.

Grazie.

contatti: Nise.No@libero.it