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BLACKMAILMAG INTERVISTA ANTONIO PILEGGI

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Antonio Pileggi è nato a San Pietro Vernotico (Br), nel 1968. Vive a Torino dal 1988, fa il pubblicitario ed è contrario a qualsiasi tipo di spiegazione su un quadro perché, dice: "Chi l’ha fatto, il giorno dopo dimentica cosa ha fatto e perché."

Ha esposto in un numero imprecisato di gallerie ("Alcune, devono ancora restituirmi i lavori, ma non trovo mai un attimo di tempo per telefonare, organizzare il recupero"). È su Blackmailmag per un milione di buoni motivi. Il primo che ci viene in mente è il suo rifiuto di assumere un ruolo da intervistato.

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LAVORO: Per vivere, faccio il pubblicitario. Ho realizzato campagne per clienti importanti ma il mio approccio non cambia a seconda della statura del cliente. Lavoro come un pazzo. Che altro dovrei fare? C’è chi se ne sta lì con le mani in mano, a ‘fare l’artista’ senza mangiare, senza un posto dove dormire. E ci sono persone che pagano cifre esorbitanti per accaparrarsi dei posters, delle litografie d’artista. Comprano i multipli, poi mercanteggiano sui pezzi unici di artisti sconosciuti. Pretendono lo sconto.

ARTISTI E PUBBLICITÀ: Devi trovare il cliente giusto che ti dia spazio creativo. Solo allora puoi fare dell’arte facendo pubblicità. Il cliente deve avere una mentalità che escluda qualsiasi vincolo all’artista. Ma è una chimera. Normalmente, quando uno paga, vuole anche controllare il processo creativo.

T-SHIRTS: Ho cominciato con le magliette. Per reazione, credo. I miei coetanei mi sembravano vestiti tutti uguali, avevano addosso gli stessi colori, gli stessi marchi. Io volevo le mie magliette.

ARTE IN TV: È come un supermercato: produzione su richiesta...che Schifano vuoi comprare, oggi? È divertente: questi urlatori inquadrati dalla telecamera, le cornici spiazzanti, i numeri di telefono in sovrimpressione... Come principio però è positivo perché offre un minimo di visibilità all’arte sul piccolo schermo.

CRITICO: È lui l’ARTISTA perché si è sostituito in toto all’artista. È il critico che crea il movimento...

MERCATO: Non credo a quello che è il mercato attuale dell’arte. Non ho neanche provato ad entrarci, in verità. A priori, non voglio pensare ai compromessi che comporterebbe la cosa.

ARTISTI ITALIANI: De Chirico, Fattori, Casorati, Boccioni...nessuno recente.

STILE: Chagall per il colore; Turner (che considero un genio); Goya, Velasquez...sono cose che ti piacciono e che involontariamente citi. Alla fine crei il tuo modo di vedere le cose.

VIAGGIARE: Appena possibile, scappo. Una volta ho vinto un viaggio a Disneyworld con un concorso alla radio. Dovevi telefonare a Mara Venier e raccontarle una storia triste, avere dei motivi validi perché loro ti mandassero lì a svagarti. Io ne ho inventato una tristissima seduta stante. Non so come mi sia venuta, però ce l’ho fatta: aereo, soggiorno in albergo di lusso...tutto pagato. Un tuffo nel finto più finto, dove tutto è esagerato. Mangiavo roba di plastica, mi muovevo nella plastica, tra persone che per sopravvivere interpretano Cip e Ciop, Pippo o Topolino indossando costumi pesantissimi a rischio di soffocamento.

LETTERATURA: Gogôl, Kafka, Bulgakov. Quando comincio con un autore devo leggere tutto ciò che ha scritto, le opere complete!

MUSICA: Paolo Conte. Quello di una volta, però. L’ultimo disco che ha pubblicato non è all’altezza delle cose passate.

TORINO: Drammatica crisi della FIAT a parte, da qualche anno c’è una rinascita della città. Non parlo di una scena artistica ma di spazi, anche espositivi. Posti nei quali socializzare. Certo, i Murazzi oggi sono un posto per fighetti...c’è la selezione alla porta anche ‘Da Giancarlo’, dove fino a non molto tempo fa entravi in ogni caso, anche se eri malvestito, anche se avevi una faccia da criminale.

Grazie.