NEWS  
CINEMA  

A History of violence  

Amore Liquido  

Arrivederci, amore ciao  
 
Blueberry  

Control  

Defiance  

Gomorra  

Gran Torino  

Il Caimano  

Il Divo  

Inland Empire  
 
L'Amico di famiglia  
 
Lady in the water  

Lasciami entrare  

La Promessa dell'assassino  
 
Mare Nero  
 
Marie Antoniette  

Nella valle di Elah  

Nessuna verità  
 
Nuovomondo  

Rocknrolla  
 
The Black Dahlia  

The Box  

The Horsemen  

The Hunting Party  

Tideland  

Twilight  
CINQUE PUNTO 1  
MUSICA  
LETTURE  
ARTE  
FUMETTI  
INCONTRI  
BLACKBOX  
IL POTERE DEL MEDIO  
OLTRE  
STANLEY KUBRICK  
TEMI DEL DESKTOP  
LINKS  
ARCHIVIO  
DEPECHE MODE TOUR 2005-2006
 
Google
Web blackmailmag.com
 

IL CAIMANO

Titolo originale: id.
Regia: Nanni Moretti
Interpreti: Silvio Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Michele Placido, Giuliano Montaldo, Antonio Luigi Grimaldi, Paolo Sorrentino
Soggetto: Nanni Moretti, Heidrun Schleef
Sceneggiatura: Nanni Moretti, Federica Pontremoli, Francesco Piccolo
Fotografia:  Arnaldo Catinari
Scenografia: Giancarlo Basili
Costumi: Lina Nerli Taviani
Musica: Franco Piersanti
Montaggio:  Esmeralda Calabria
Produzione: Sacher Film, Bac Films, Stephan Films, France 3 Cinema, Wild Bunch, Canal +, Cinecinema
Paese: Italia  Anno: 2006
Durata:  112'
Distribuzione:  Sacher Distribuzione

"Devastante" è un aggettivo molto caro a un mio amico e forse l'unica parola giusta per descrivere quest'opera di Moretti. Pur con la stessa poesia de La Stanza del Figlio e il particolare approccio metalinguistico di Aprile, Nanni mi sembra ormai lontano dalle grandi "chiusure" di quel periodo, quando in sostanza era un uomo disgustato dalla società e solo in grado di deriderla, nascosto nelle pieghe dei suoi umori, circondato solo da specchi di se stesso.
Oggi invece decide di partecipare anche lui ed è questa la grande conquista che ognuno di noi dovrebbe leggere in questo film. Partecipa a modo suo, naturalmente. Non si omologa mica ai giochini della politica come maldestramente aveva fatto qualche anno fa. Un timido come lui non ha bisogno di far politica, anzi deve proprio lasciarla perdere, altro è il suo mestiere. Se in giro si dice che questo è un film politico è perché non lo si è visto, altrimenti ci si renderebbe conto che quest'uomo non solo parla di cose ben più importanti ma soprattutto s'è riuscito (non so bene come) a scrollare di dosso il manto elitarista e menefreghista di un tempo. In quei cinque minuti in cui appare per la prima volta sullo schermo, alla guida della sua automobile recitando il ruolo dell'attore cinico e oltranzista, ad un tempo espia le colpe dei suoi atteggiamenti passati e finge di deludere gli spettatori, rifiutando il ruolo del Cavaliere.
Ma tornerà alla fine e diverso da come l'ho sempre visto, credetemi. Il suo ruolo nella pellicola è quindi la direttrice principale attraverso cui leggere questa storia, quando vi troverete, come spero, seduti al cinema senza temere qualche chilo di tritolo sotto la poltrona: la direttrice che lo vede proiettarsi addirittura in una assurda identificazione col suo nemico, quasi si trattasse di un rito sciamanico in cui il dottore veste le pelli dell'animale da catturare, spaventa la tribù evocando in modi strani e facendo il verso al mostro che teme più di ogni altra cosa.
Crea proprio un corto circuito emotivo infatti vederlo nei panni di Silvio Berlusconi e la sua recitazione è la conferma di quanta distanza umana ci sia tra questi due personaggi, forse i due uomini più agli antipodi della popolazione italiana: Nanni interpreta Silvio con una freddezza micidiale, esibendo un linguaggio gelido e meccanico, facendolo sembrare come una sorta di manichino, forse proprio un animale a sangue freddo, senza espressione ma con solo una maschera programmata dal copione che vomita dalla bocca una sequenza impressionante di "frasi perfette", ben scandite e sempre in netto anticipo sull'interlocutore, simili a coltellate che ignorano qualsiasi replica o discussione civile.
Ma non finisce qui.
Perché su questa direttrice "devastante" ce n'è un'altra e ben più sostanziosa. C'è la passione italiana in un abbraccio gigantesco orchestrato da Silvio Orlando e tutti gli altri attori con la sua "storia nella storia". Quest'altro Silvio è il contenitore, l'arena in cui Nanni e il Cavaliere si combattono: Orlando è l'Italia! Nel ruolo del regista Bonomo convergono tutte le derisioni, le umiliazioni, le vessazioni, le delusioni che potete immaginare, tutte concentrate in questo povero cristo dei nostri giorni. E' un martire, l'italiano che sopporta tutto, un cane bastonato come veramente ci siamo sentiti anche noi nella nostra vita, però nel film addirittura un "catino globale" delle disgrazie italiane negli ultimi trent'anni. C'è molto di più e sorvolerò ancor più di quanto non abbia fatto il regista sulla vita di questo "metaregista" Bonomo. Quel che mi interessa sottolineare è che certo nella realtà non capitano tutte a noi, ma che questo forse tende a nascondere quali profonde malefatte siano state perpetrate ai nostri danni attraverso scelte sbagliate, il laissez faire democristiano, un certo egoismo laicista e l'inesorabile, sciocco buonismo del belpaese. Vedendole tutte assieme, le conseguenze, si cambierà idea come l'ha cambiata Moretti.
Poi il finale non c'è, l'avrete capito. Il finale lo scriviamo tutti noi.
All'uscita nervosismo, tensione. Un ragazzo per appropinquarsi all'uscita ha la malaugurata idea di salire per un attimo sul palco, il piano rialzato vicino allo schermo, e quasi viene investito dalle grida di un addetto alla sicurezza. Si prendono a male parole ma poi la maretta si scioglie. Comunque è segno che è al di là della finzione, questo Il Caimano. Stavolta sembra che dia molto fastidio questo, in effetti: che un regista sia riuscito a sfondare lo schermo e proiettarsi così a fondo nella realtà. Mal di stomaco, tanto mal di stomaco. Tra qualche giorno vedremo come va a finire.



Andrea Capanna