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   Ray Worbas gira per queste metropoli di plastica a cavallo di un lama che sputa negli occhi di tutti i trafficanti di anime.

   Ogni giorno io, Ray Worbas, imparo qualcosa di nuovo su Ray. Ogni giorno mi giungono idee e proclami su cosa Ray è, ma soprattutto su cosa non è. Quindi Ray non ha una teoria ma moltissime.

   Ogni volta che qualcuno con sguardo furbo gli chiederà cosa pensa di questo e di quello, Ray potrà rispondere una cosa e poi proseguire contraddicendosi perfettamente, oppure prendere una mano al suo interlocutore, appoggiargli l’altra dietro la schiena e iniziare a ballare uno spericolato tango.

   Questo corrisponde ai dettami di un corretto scambio di opinioni, secondo quanto esponenti della Neoist Alliance hanno più volte fatto notare.

   Nel devastare i merdosi compromessi del politically correct  e nel perforare i serbatoi del Buon Senso Comune, Ray Worbas impara a basarsi sul dato di fatto della propria invincibile potenza.

   Ray Worbas irrompe nell’autosufficienza dei dibattiti da gruppetti antagonisti, da bar, da cyber-bar e da anti-stadio, con la potenza di un’asserzione categorica che gli deriva dal suo proprio modo di non essere, per imparare il quale ha seguito numerosi corsi di addestramento presso altri se stesso. Se la realtà nel suo senso più ampio è ridotta a un cumulo di data che risiedono in molti computer biologici, Ray Worbas è il Virus che arriva a sconvolgere la loro organizzazione.

   Ray Worbas conosce la potenza che deriva ai virus dal fatto di mutare il proprio patrimonio genetico. Tralasciamo per un attimo il punto di vista del parassita Uomo; i virus ricercano la propria sopravvivenza. Essi costringono la scienza a studiarli di nuovo e ancora di nuovo, e si trasformano di continuo in qualcosa che è altro da loro. Lasciano una carcassa inutile nella provetta che aveva fatto urlare di gioia (per i soldi) uno studioso appartenente alla arretrata razza umana. Questo perché la loro esistenza viaggia libera e non si lascia imprigionare in una provetta. Tantomeno la vita può essere costretta in un nome proprio e in una fulgida opinione di sé.

   Per quanto detto finora, quando Ray Worbas – uno spostato – cammina in una sera umida per le strade del paese da cui proviene, sa di essere solo, ma al tempo stesso di far parte della Performance Globale Neoista dell’Universo.

   Ray Worbas rivendica l’ossessiva apparizione del suo nome sui tavoli delle osterie, sui muri di periferia, nei cessi delle scuole, sulle pareti delle dighe, sull’asta della bandiera americana sul suolo lunare, in questo sito, sul Muro del Pianto e via dicendo.

   Probabilmente qualcuno si innervosirà. Non preoccupatevi, è un ottimo segno...