Speciale Marvel Ultimate

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ULTIMATES

 

La grande minaccia del XXI secolo è il terrorismo, la pace di tutto il mondo è in pericolo, e un gruppo di superumani, nato per volontà diretta del presidente degli United States of America: Mr. George W. Bush, ha giurato con il sangue di difendere ogni singolo individuo fino a crepare.

   Messa così, la terza testata del mondo Ultimate-Marvel, non sembrerebbe particolarmente accattivante, in realtà, la scrive quel geniaccio di Mark Millar e solitamente le dà forma il talentuoso Brian Hitch, tradotto? I protagonisti di Ultimates, versione Ultimate della storica serie de I Vendicatori (The Avengers), da “combriccola a difesa di un paese e di certi ideali, declinata nel nuovo millennio, si trasforma come d’incanto in un gruppo di supereroi che barcollano tra l’impossibilità di sembrare invincibili e la necessità d’essere uomini, palesando senza troppi fronzoli le contraddizioni di una società e le ambiguità di un homo sapiens che non può diventare eroe, senza aver prima sbrogliato la matassa esistenziale che si annida in ogni coscienza.

   Le anime degli Ultimates sono tante e delle più disparate. Lo splendido primo numero è quasi totalmente ambientato durante la seconda guerra mondiale, nell’Islanda del 1945, e ci presenta il super-soldato Capitan America intento a distruggere una potentissima arma in mano ai nazisti, ci riuscirà, è vero, ma rimarrà ibernato sotto i ghiacci del mar glaciale artico fino ai nostri giorni, quando, verrà trovato e risvegliato dal capo degli Ultimates: Nick Fury (Ultimates n°2). Il buon Capitano al suo risveglio ci apparirà come un “paolotto” spaesato, ma niente paura, poche pagine e l’anima repubblicana (quella di Clint Eastwood, beninteso!) verrà fuori.

E non c’è troppo da stupirsi se alla presentazione di Thor la mente andrà ad un “freakkettone polleggiato” che, ad ogni modo, non mancherà di rispondere a Fury, in un improbabile tentativo di chiamata alle armi: “Tornate dai vostri padroni e dite loro che il figlio di Odino non è interessato a lavorare per un’industria militare che progetta guerre e uccide degli innocenti”. È l’anima no-global.

E quell’antipatico (non sempre per la verità) di Tony Stark-Iron Man che, con il sorrisino ebete che si ritrova, trasuda da tutti i suoi denti la supponenza di chi ha e gestisce diversi miliardi in funzione dei propri capricci? È l’anima capitalista naturalmente, anch’essa necessaria in un impianto narrativo che punta decisamente in alto. Politica, società ed economia, ma la vita reale? Ragazzi, è Mark Millar la penna o no? Difatti, Hank e Janet Pym (Giant-man e Wasp), marito e moglie, si scopriranno presto meno affiatati di quanto in apparenza sembri e gli scheletri del passato, risalenti fin dai tempi dell’università, inseriti all’interno di una relazione problematica e quanto mai ambigua, si ribelleranno prontamente con veemenza (storico il drammatico litigio dei cari “piccioncini” nell’albo Giant-man contro Wasp).

L’anima più tormentata, sofferente e venata di un certo nichilismo, è Bruce Banner, psicologicamente ai ferri corti, abbandonato da quella “stronzetta” di Betty Ross e declassato, nel progetto di ricerca della formula del super-soldato, a favore di Hank Pym, è la figura entro cui Millar fa rivivere le lacerazioni esistenziali di un uomo incapace di gestire i propri poteri perchè costantemente piegati al suo lato oscuro. Bruce Banner-Hulk sarà il primo pericolo per l’umanità che gli Ultimates dovranno affrontare, il primo calcolato ostacolo per i ragazzi del generale Fury, sarà interno (non starete mica pensando al reale organo governativo deputato alla difesa degli USA: la CIA, che in passato ha scientemente creato dei problemi per poi darsi un tono una volta risolti? Maliziosi!).

   Capitan America, Giant-man, Iron-man, Wasp, Thor, Bruce Banner-Hulk e Nick Fury, sono questi i principali protagonisti di un mondo fatto di calci e pugni tra un sorriso ed una lacrima, è l’universo Ultimates. Complicazioni e sorprese naturalmente non si faranno attendere, al n° 4 avremo il piacere di arruolare nella serie “I professionisti” come amano definirsi loro: Occhio di Falco e La Vedova Nera, decisamente cazzuti. Ai n° 5 e 6 assisteremo ad un crossover tra Ultimates e Ultimate x-men, e non c’è da cavarsi troppo le unghie alla scoperta che le matite di questo appassionante crossover non sono di Brian Hitch, dato che il buon Chris Bachalo si supera.

   Lo stile cinematografico e plastico di Hitch, l’unico disegnatore per cui valga la pena sopportare un’esasperante lentezza esecutiva, tornerà a deliziarci nei successivi numeri per poi abdicare di nuovo (insieme a Millar) dal n° 10, quando partirà la saga de I SEI, Cos’è? È l’incontro tra gli Ultimates e Ultimate Spider-man, e naturalmente alla sceneggiatura troviamo l’altro enfant prodige del nuovo corso Marvel, Brian Mchael Bendis, alle matite? Trevor Hairsine, con le sue strabilianti doppie splash page.

Il 12° e ultimo numero italiano è uscito il 23/11/2004, è il terzo e conclusivo capitolo della

saga I SEI, e sarà presto recensito (con particolare attenzione ai due numeri precedenti) su Blackmailmag, nel frattempo, non mangiate la polvere, recuperate gli albi perduti e bon voyage super-lettori.

 

N.B. Ultimates esordisce negli States nel marzo 2002, ma in questa sede s’è fatto riferimento alla numerazione italiana che prevede la pubblicazione bimestrale, in un unico numero, di due albi. La prima uscita italiana, che comprende Superumano e grande (i primi due albi americani), è del novembre 2002.

 

Davide Catallo