Speciale Marvel Ultimate

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ULTIMATE X MEN 

 

È da molto tempo che l’invidia nei confronti di coloro che potevano vantare anni di letture degli albi della Marvel mi logora dentro.

Anni di battute comprese a metà, di saghe mai lette citate come parabole di vita, di personaggi ignorati emblema di ogni miseria e nobiltà umana.

Ma come potevo recuperare il tempo perduto? Con quale coraggio potevo mettere il naso in un universo che si porta dietro decenni di storia? I miei blandi tentativi di impadronirmi di qualche coordinata in occasione dell’uscita dei film sugli X-Men e SpiderMan si sono ovviamente rivelati inadeguati alla complessità delle critiche dei fedelissimi della vecchia guardia. E dai a mandar giù bile. Poi, un giorno, qualcuno lassù ha avuto pena per me e ha ascoltato le mie preghiere. Per lassù intendo i piani alti della Marvel, e quel qualcuno è senza dubbio Joe Quesada, che ho sommerso di petizioni, richieste, invocazioni, affinché fosse data una chance ai disperati come me.

Senz’altro sono stata molto convincente. Senz’altro non sono stata l’unica. Di fatto ecco tutti accontentati. L’universo Marvel ci ha aperto le porte azzerando la continuity e facendo rinascere i suoi personaggi oggi, nel mondo di internet, dei cellulari e delle crisi esistenziali, dove nessuno, nemmeno un eroe con i superpoteri, può permettersi di essere assoluto. Naturalmente io mi sono subito preoccupata di contattare il mio personale guru degli X-Men, colui che in questi anni mi ha rivelato piccoli grandi segreti delle loro avventure, e la sua reazione è stata a dir poco categorica: questa novità non è accettabile.

La sua voce tradiva angoscia: ora era costretto a condividere quella cosa speciale a cui nessuno poteva accedere prima senza sentirsi perennemente mancante. Mi ha convinto che l’operazione era degna di attenzione. Per l’esordio la serie è stata affidata a Mark Millar e ai fratelli Adam e Andy Kubert, l’uno scelto per l’esperienza, gli altri per garanzia genetica. Via il passato, via i vecchi codici e le certezze cosmiche e via anche i costumi, Millar ha cambiato le origini e i componenti degli X-Men creando una squadra di teenager irrequieti, mossi più dai dubbi che dalle certezze, che lottano per e contro il mondo, da bravi supereroi, e con le loro fragilità, da bravi miseri umani.

Adam Kubert costruisce un mondo complesso, tavole la cui sequenzialità è da ricomporre ogni volta, metafora grafica dell’incertezza e della molteplicità, e ci fa saltare dalla poltrona passando sfrontatamente da immagini apocalittiche a microparticolari espressivi.

 La tavola in cui Jean Gray si morde il labbro col sangue in ebollizione per Wolverine è potente quanto l’immagine della Terra Selvaggia attaccata dalle sentinelle. Giusto per citare i primi numeri. I movimenti sono liberati, il dinamismo delle immagini tocca la realtà e la supera. E i protagonisti, belli, bellissimi, ai confini del glamour, indossate le tute hi-tech vagamente fetish, fanno quello che da sempre segna il loro destino: si mettono insieme nel tentativo di creare un mondo dove homo sapiens e homo superior possano convivere in pace. È dagli anni ’60 che ci provano.

Nella mia esaltazione fanatica da adolescente sto recuperando anche gli albi della serie classica. Sentite cosa risponde Lupoi, storico redattore delle testate mutanti, ad un lettore che lamenta gli stravolgimenti operati da Chris Claremont  rispetto al passato:

“…Anzitutto bisogna che tu capisca che la caratteristica primaria dei fumetti Marvel è il CAMBIAMENTO, a differenza dei classici eroi italiani tipo Zagor e Diabolik che ripetono per decenni le stesse situazioni.” (Incredibili X-Men n°5 Star Comics 1990)

Non rimane che mettere mano al portafoglio e cogliere quest’occasione. Attualmente Ultimate X-Men è arrivato al n°22 (ancora nelle edicole) e la prima saga “Gente di Domani” di cui non sono disponibili gli arretrati è pubblicata nella raccolta Collezione 100% Marvel. 

Anna Guidi