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INTERVISTA  A WU MING 2  di Nino G. D’Attis

 

Il CinghialeLa recensione non ci bastava. Dopo aver letto Guerra agli umani, la voglia di rivolgere qualche domanda a WM2 era troppa, così abbiamo spedito il nostro messaggio nella bottiglia e atteso pazientemente. Walden, la soundtrack del libro, la ‘musica illegalè, la carta da cambiare ai libri, il backstage del romanzo… Dal mare del web, WM2 ha risposto as soon as possible, cioè tra una data e l’altra del tour di presentazioni su e giù per l’Italia. Ecco l’intervista.

 

 

 

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Salterò la domanda "d’obbligo" sui perché di un lavoro solista per chiederti invece qualcosa sul contributo degli altri quattro a Guerra agli umani. Per attenerci ad un paragone musicale, mi vengono in mente i dischi ‘solo’ dei Kiss o dei Melvins, firmati da un componente ma legati al sound del gruppo madre…

L'apporto puramente 'tecnico' dell'intero collettivo per un lavoro 'solista' come questo, consiste nella discussione collegiale sull'intero progetto + lettura e confronto sull'ipotesi di scaletta + lettura e feedback serrato su blocchi di romanzo da 10 – 15 capitoli l'uno + suggerimenti su libri e ricerche per allargare l'orizzonte della narrazione. Aggiungi a questo l'importanza esistenziale di avere qualcuno accanto – qualcuno con cui condividi progetti ormai da una decina d'anni – che può darti fiducia quando pensi di esserti smarrito e aiutarti a ritrovare la strada quando smarrito lo sei davvero. In più, l'esperimento GAU se è vero che aggiunge alcune note all'estensione melodica di Wu Ming, dall'altra parte approfondisce temi e armonie tipiche del collettivo, e dunque non potrebbe nemmeno esistere senza avere alle spalle il lavoro fatto insieme con 54 o con la sceneggiatura di Lavorare con lentezza.

 

Il romanzo ha cambiato titolo più volte: Te lo dirà il verme, poi Marco Walden, supereroe e un ancor più diretto Noi trogloditi. Come si arriva a Guerra agli umani?

GAU era il titolo che avevamo scelto fin da subito. Lo staff della casa editrice però aveva posto un'obiezione: sembra fantascienza. Oggi nell'editoria italiana non specializzata dire 'fantascienza' è come evocare un babau. Per quanto la letteratura di genere sia riuscita ormai a coinvolgere un pubblico 'generalista', la fantascienza continua a essere considerata una nicchia di mercato. Credo che questo, in realtà, stia ad indicare un'imminente esplosione di interesse per questo tipo di letteratura. Esplosione che le grandi case editrici sapranno soltanto assecondare e inseguire, non certo facilitare, visto che la loro strategia consiste nel puntare sulle cose che già vendono e non nel puntarci affinché vendano. Ad ogni modo, dopo un mese di proposte alternative, la scelta della copertina – realizzata dal grafico della casa editrice a partire da due proposte di Wu Ming Graphics – ha tagliato la testa al toro: il titolo GAU stava molto bene sotto la marmotta stecchita – che quindi ringraziamo, precisando che nessun animale è stato maltrattato per realizzare il libro. La marmotta in questione si è rialzata subito dopo lo scatto ed è fuggita nella boscaglia.

 

Fa effetto la ricca soundtrack che accompagna la storia: Melt Banana, Motorpsycho, Skiantos, Lali Puna, Velvet Underground, etc. Nei titoli di coda ringrazi tra l’altro "WinMx, Soulseek e gli altri programmi p2p"…questa è una dichiarazione di resistenza a chi (stra)parla di musica illegale!

La cosiddetta pirateria è diventata il pretesto per giustificare l'inettitudine di 'direttori artistici e addetti alla cultura'. Se il cinema va male, è colpa della pirateria. Se il mercato del disco è in crisi, è colpa del file sharing. Puttanate. Chi considera ogni download di un album dalle reti peer to peer come una copia in meno venduta sul mercato, non ha capito niente di come funziona l'economia delle merci culturali. Intanto: chi ti ha detto che quel CD che mi sono scaricato sarei venuto a comprartelo in negozio a 20 euri? E poi: non era Adam Smith che insegnava come le merci debbano essere libere di circolare? Com'è possibile che l'industria discografica non sappia approfittare del fatto incontrovertibile che oggi – grazie al p2p e alla masterizzazione - si ascolta molta più musica che in qualunque altro momento storico?

I nostri romanzi si possono scaricare gratuitamente dal nostro sito. Q è 'freeware' da cinque anni e non ha mai smesso di vendere a carrettate. Asce di Guerra, non più ristampato e difficile da reperire in libreria, è riuscito a farsi leggere da molta più gente grazie a questa libertà. Perché l'industria discografica non ha pensato in tempo a soluzioni che andassero incontro al nuovo modo di fruire la musica? Chi l'ha fatto o lo sta facendo ha già capito di aver fatto la scelta giusta...

 

Walden, supereroe troglodita, riflette sul vizio di mettere radici e instaura un rapporto diverso con gli oggetti: finite le cartine per fumare, si arrangia con la prima pagina dell’Odissea. Il suo tentativo di vivere in un modo diverso parte proprio da qui…poi però arriva Gaia…

Il romanzo si gioca tutto su una serie di contraddizioni: chiamarsi fuori senza che esista davvero un fuori dove rifugiarsi, ripetere che 'nessun luogo vale un assedio', che 'non tutto il mondo è qui', ma dover poi constatare che qualsiasi lotta – e dunque qualsiasi esistenza – ha bisogno di un qui, di un territorio conosciuto su cui disegnare strategie, altrimenti il nomadismo diventa sinonimo di superficialità, di fuga costante, e non di ricchezza e meticciato. Gaia – la protagonista femminile – mette a nudo proprio queste contraddizioni e – certo senza volerlo – aiuta 'il cavernicolo' a prenderne coscienza.

 

Sul web ho trovato tracce di una Troglodita Tribe che autoproduce libroidi mutanti in carta riciclata come L’irresistibile tenerezza della spazzatura. Germogli di post-ambientalismo. Amici di Walden?

Non li conosco, però se producono su carta riciclata, sono senz'altro amici delle foreste. E si sa che gli amici degli amici...

 

L’identità è una cerniera che presto o tardi si inceppa: sbaglierò, ma il tuo romanzo sottolinea ancora una volta soprattutto questo concetto, necessario per riflettere sulle crisi, sulle disastrose chiusure provocate da chi, contrariamente a Walden, pensa che ogni luogo valga un assedio…

Qualcuno ha definito il finale del libro 'molto blissettiano'. E in effetti, se prendi Totò, Peppino e la Guerra Psichica e vai a guardarti uno dei sermoni radiofonici dell'Avanbardo, vedi che i due testi hanno parecchie somiglianze. 'Nessun luogo vale un assedio' – il tormentone del protagonista – segna una rottura definitiva con le logiche della riserva indiana, del 'contiamoci', del partitino che evoca la moltitudine e poi si piscia addosso quando la vede arrivare, perché ha paura di farsi risucchiare e allora, già che c'è, piscia pure intorno alle sue quattro mura e decide di barricarsi contro il nemico, col risultato di interrompere i contatti con qualunque cosa – viveri compresi. Questa è la stessa logica dei survivalisti, coi loro bunker e i loro allenamenti in vista del peggio, e le scatolette di fagioli impilate in cantina. Ibernarsi non significa davvero sopravvivere, perché poi arriva il disgelo e il mondo intorno può essere tutto diverso, e l'atmosfera talmente rarefatta da ucciderti in pochi secondi. Sopravvivere significa migliorarsi, accettare la mutazione. Per questo la lotta per l'identità non è – in ultima analisi – un modo per sopravvivere, ma soltanto un modo per invecchiare più in fretta e avvicinarsi più in fretta al decesso.

 

Hai fatto riscrivere ad Emerson Krott la storiella del frutto proibito che costò la cacciata dall’Eden, con Eva che scopre che ‘Aliens do it better’. C’è chi con invenzioni del genere è capace di fondare una religione! :-)

Se ti piacciono le religioni strane, con New Thing di Wu Ming 1, che esce in autunno, avrai pane per i tuoi denti: lì c'è una setta eretica della Nation of Islam convinta che i lemuri di Propect Park, a Brooklyn, siano in realtà angeli dotati di poteri telepatici...

 

L’episodio del facocero che con il suo comportamento mansueto lascia perplesso Walden smorza un po’ la tensione che si prova leggendo pagine molto dure sulle violenze agli animali. Come è stato documentarsi sulla realtà dei combattimenti clandestini e del traffico di cani?

Lungo ma non difficile, grazie alla rete. Mi rendo conto che senza Internet non sarei quasi più in grado di scrivere, o comunque impegherei dieci anni per scrivere un solo romanzo. Il rapporto della LAV sulle ecomafie mi è stato molto utile, in questo senso. Ogni tanto sui giornali se ne sente parlare, fa esotico, fa sensazione, ma è un problema che meriterebbe un approccio molto più profondo. In generale, comunque, la rete è stato un pozzo di aneddoti e contatti: dai racconti di caccia al cinghiale ai siti per survivalisti, dai comitati contro l'Alta Velocità alla dichiarazione programmatica del Gaia Liberation Front, a cui mi sono ispirato per la teoria degli Umani come progenie aliena, dato il loro totale disinteresse per il Pianeta.

 

Il vostro impegno con Greenpeace ha fatto slittare di alcuni mesi l’uscita del romanzo. A che punto è la battaglia sulla questione dei libri stampati su carta ecosostenibile? Cambierà qualcosa (e a breve) nell’atteggiamento delle nostre case editrici?

Creare un precedente era molto importante. Da un punto di vista simbolico, 'sindacale' e produttivo. Adesso il passaggio importante devono farlo gli editori: non può essere più il singolo scrittore a chiedere la carta ecologica. Ci vuole un cambiamento strutturale. Per cominciare, ad esempio, tutte le collane tascabili dovrebbero utilizzare una carta del genere. Questo è soltanto un passaggio: fondamentale ma molto riduttivo, se si pensa di aver raggiunto lo scopo. Per fortuna – diversamente da quanto successo fin qui rispetto al copyleft – abbiamo molti altri alleati in questa battaglia.

 

È in partenza il tour per presentare Guerra agli umani in diverse città italiane e tra non molto vedranno la luce i romanzi di Wu Ming 1 e Wu Ming 5, quindi il film Lavorare con lentezza, frutto della vostra collaborazione con Guido Chiesa. Prevedibilmente, qualche babbeo scrive (e scriverà ancora): "Collettivo addio?" Un commento, please!

Dimentichi il CD di 54, in collaborazione con Yo Yo Mundi :-)... È evidente: il collettivo non è mai stato così forte. Anche un babbeo se ne rende conto. È proprio perché il collettivo è forte che alcuni dei suoi componenti possono dedicarsi a lavori collaterali, solisti, sperimentando nuove strade, conquistando altri territori.

Non a caso, stiamo già scrivendo i primi capitoli del nuovo romanzo a dieci mani....

 

Grazie.