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ANGELO PETRELLA: Cane rabbioso (Meridiano zero, pp.96, € 6,00)

 

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 “Angelo Petrella... Meridiano zero ha deciso di farne il primo scrittore made in Italy che troverà spazio nella sua collana noir.”  

Basta questa presentazione dell’editore a  metterci curiosità. Ti avventuri nel testo, apri a caso le pagine e certi luoghi comuni del noir un po’ ti infastidiscono. Le donne sono sempre troie, gli uomini figli di puttana, si fumano Gauloise tra un tiro di coca e una pera.

“Mi faccio una prima doccia alle 7.22 e tiro una seconda striscia di coca. Prendo il caffè e mi accendo una Gauloise alle 7.35, mi faccio una seconda doccia e sono indeciso se tirare o no una terza striscia, poi ci ripenso, mi vesto e ingoio un Valium con un sorso di rhum.”

   Continui la lettura e ti rendi conto che chi scrive sa gestire alla grande i cliché del genere, li lavora con giocosa consapevolezza. 

   L’io narrante è un cattivo tenente napoletano, consumatore di droga pesante e pornografia, stimato dai superiori, impegnato politicamente. In federazione intonano l’Internazionale…e non basta. Un certo Sebastiano lo cerca  perché rilasci interviste a giornalisti sul suo libro in uscita. Il poliziotto si dedica con successo al mestiere dello scrittore. Singolare circostanza. Pare prendere per il culo il fenomeno dei servitori dello stato che, padroni della materia, si dedicano alla scrittura di gialli. Con alterni risultati. In ambedue le attività. Il suo entourage di colleghi ricorda la storiaccia della Uno Bianca. Gli intrecci della trama ci rammentano (per chi ne avesse bisogno) che gli sbirri non hanno nulla a che fare con fiction per teleidioti e che la giustizia è un concetto piuttosto astratto. Sempre manipolabile dagli addetti ai lavori, che quasi mai stanno lavorando per noi.

   Il flusso delle parole è lucido ed estenuante, la lingua limpida e omogenea. Le frasi cortissime e taglienti. Petrella non concede nessuno spazio bianco alla pagina. I dialoghi si divorano in un discorso indiretto ben digeribile e furbo quanto basta.

   Ti inabissi nelle acque limacciose del porto di Napoli, in fondo ai cessi di locali equivoci, alla ricerca di una vena praticabile su una giovane tossica di ottima famiglia, nei rapporti tra personaggi che hanno perso ogni etica umana. Riemergi solo al termine dei capitoli e non vedi l’ora di stordirti con il seguito della storia. Una presa diretta che affianca il protagonista.   

   “Quando sono seduto di fronte a de Renziis ho la gola anestetizzata. Chiede come vanno le cose. Dico bene. Chiede se mi sento sereno. Dico sì. Dice bene. Dico già. Chiede se voglio aumentare il numero delle sedute. Dico non guadagna già abbastanza. Ride. Rido. Chiedo se mi rinnova la prescrizione del Valium e già che c’è quella del Prozac. Dico così. Dice no. Dico vaffanculo. Chiede perché hai tutta quella abbia repressa.”

   Angelo Petrella (classe 1978… ) è nato a Napoli e vive tra la sua città, Parigi, Roma e Siena. Si occupa di recensioni letterarie e di poesia.

In Omeletteleuti (dieci cartoline da Napoli) ha cantato gli scontri napoletani che in era centro-sinistra anticiparono il G8 di Genova. Dieci frammenti in dialetto napoletano che si presentano come altrettante tessere di un mosaico.

 

Per livida tormenta ‘combustione,

sovra spezzate reni (polsi e vene

tremano ‘n odio alzati e ‘n resa) freme

di pregne sacche a guardia del bestiame:

falca la calca ‘i celerino e smarca

ch’ivi s’avanza o accalca, incalza e corca.

...

squarci ‘I velame e picchia in cruda carne

e spacc’ossa per direttive interne:

fischia ad altezza d’omo e squarcia ‘n piazza

quante più teste, ‘I sangue in aspra pozza

s’apprende. ecco i sessant’anni di stato

nei colpi (poi coperti da segreto)

   Per scrivere ottimi noir non è necessario aver fatto il giornalista di nera, né essere arrivati sul luogo del delitto a sangue ancora caldo per circoscrivere il cadavere con il gesso. I morti sono avari di informazioni.

 

Saverio Fattori