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MICHEL HOUELLEBECQ: La Possibilità di un’isola

(Bompiani, pp. 398, € 18,00; traduzione di Fabrizio Ascari)

 

Sto cercando di immaginare il prossimo libro di Houellebecq.

MICHEL HOUELLEBECQ: La Possibilità di un’isola

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È inimmaginabile. Non ipotizzabile. Abbiamo sentito migliaia di volte che gli scrittori scrivono lo stesso libro, tutti, anche quelli capaci di uscite multiple nello stesso anno fiscale. Anche quelli che hanno già firmato contratti editoriali in esclusiva per decine di libri. Soprattutto quelli. E di quanto questa considerazione non sia per nulla negativa.

Parlando di M.H. la formuletta pare azzeccata, eppure risulta riduttiva. M.H. sembra ribadire i soliti fondamentali cari ai suoi lettori, riscrivere lo stesso libro. Come riduttivi sono gli aggettivi-slogan che sintetizzano a stento questo autore.

Trasgressivo. Irriverente. Provocatorio. Cinico. Sessuoqualcosa. Omoqualcosa, etc., etc., etc. Anche perché molti minchioni inutili, vengono corazzati e decorati con termini come questi.

Sto cercando di immaginare un post  La possibilità di un’ isola, la possibilità di altre sue parole  dopo quelle che chiudono questa Genesi.

“Il futuro era vuoto; era la montagna. I miei sogni erano popolati di presenze emotive. Ero, non ero più. La vita era reale.”

La possibilità di aggiungere elementi a questa opera di presunzione biblica arrivata dopo i Vangeli:  Le particelle elementari, Estensione del dominio della lotta, Piattaforma e Lanzarote.

Perché elementi non ne mancano, l’affresco è a 360 gradi, l’universo di cui Houellebecq ci ha reso partecipi in questi anni è arrivato a un capolinea esaustivo, tragico e consolatorio al tempo stesso.

Ci  fa dono di una cuccia calda e malaticcia, le sue ossessioni sono le nostre (vabbè, almeno le mie…), le sue debolezze, pure, enunciarle senza pietà non è che metta di buon umore...

Ho trovato irritanti i capitoli vagamente fantasy in cui dal futuro i multipli clonati di Daniel 1 ci danno una testimonianza di come la condizione di immortalità può avvenire solo attraverso una completa de-umanizzazione. Una sorta di sterilizzazione emotiva. In assenza di qualunque tipo di emozione. Di dolore e piacere.

Sono pagine di fantascienza mal digerita e mal digeribile. Pagine dal futuro, dal diario di Daniel 23, 24, pagine che sembrerebbero non girare, se decontestualizzate dalle vicende di Daniel 1, l’originale, che vive nelle ossessioni del nostro tempo. Ovvero la SS Trinità: A) Il successo professionale B) L’invecchiamento C) Il sesso (ricordiamoci che M.H. è sessoqualcosa e omoqualcosa).

Ci si sente a disagio durante la lettura di questi capitoletti, si saltano righe e capoversi per approdare velocemente alle vicende contemporanee. Allo strazio di un amore impossibile per una ragazza giovane e leggera, senza meriti (se non quelli legati ad un’animale avvenenza) e senza colpe (se non quelle legate ad un’animale avvenenza). Uno splendido pezzo di carne dagli effetti indesiderati con un fottuto futuro davanti, anni a disposizione, possibilità che al contrario vanno richiudendosi su Daniel. Esther provoca innalzamento del testosterone, escursioni emotive fuori tempo massimo che destabilizzano. Daniel arriva a considerare il suicidio come approdo naturale quando la competizione con i giovani maschi per la femmina che quasi mai porta le mutandine sotto la mini, si fa palesemente perduta. Daniel diventa grottesco e commovente.

Daniel ha un passato di comico di fama riconosciuta, disponibilità economica sopra la media e un vuoto esistenziale pauroso che lo porta tra le braccia degli Elehomiti, setta che pratica una vaga idea di sesso libero e sperimentazione avanzata nel campo della clonazione. Viene accolto con piacere. La presenza di celebrità tende a diminuire le riserve dei media rispetto a queste bizzarre comunità.

In realtà il sesso libero è rarefatto, l’unico ad abusarne è l’indiscusso leader della setta, fino a conseguenze inaspettatamente estreme. La ricerca scientifica  svolta con serietà è destinata al successo. 

Le farneticazioni degli adepti hanno direttamente a che fare con le grandi paure dell’individuo, con la gestione/di/gestione del pensiero della morte. Colpiscono tessuti molli che si rivelano indifendibili con l’affermarsi della vecchiaia. Anche se “Il mio ateismo era così monolitico, così radicale che non ero mai riuscito a prendere totalmente sul serio questi argomenti”.

Daniel trova materia cicatrizzante per il post-Isabelle, per il post-Esther. Il vecchio elefante morente si rifugia a Lanzarote con la promessa di una nuova vita esente da pene e sofferenze, algida e perfetta.

Sarà il primo ad essere clonato dagli Elehomiti.

Sto cercando di immaginare la possibilità del prossimo libro di Houellebecq.

 

Saverio Fattori

www.houellebecq.info/