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AA.VV: New Thing! (Soul Jazz)

 

AA.VV: New Thing!Un ideale compendio all’omonimo romanzo di Wu Ming 1? Forse. A scanso di equivoci preciso tuttavia che il periodo preso in considerazione da questa nuova, doppia raccolta compilata da Stuart Baker per l’ormai leggendaria label inglese Soul Jazz abbraccia un arco di tempo che va dal 1970 al 1985.

New Thing! racconta la storia del Deep Jazz negli USA. Post-Civil Rights, post-Martin Luther King e Malcolm X, post-John Coltrane (…)” Così le note del comunicato stampa, nelle quali l’anonimo estensore si premura altresì di rendere noto che l’unica eccezione è costituita dai 2 minuti e 49 secondi di Angels and demons at play, brano inciso da sua astronomica magnificenza Sun Ra nel lontano 1957 e rintracciabile in origine su un album dallo stesso titolo pubblicato dalla Evidence nel 1958.

   Come dire: il seme del passato e i semi del futuro. Anzi: “GREAT BLACK MUSIC, ANCIENT TO FUTURE”, annota Patrick Coupar (richiamando lo slogan degli Art Ensemble of Chicago) in un ricco booklet  che al solito accosta immagini rare (in questo caso opera del fotografo Val Wilmer, vero e proprio testimone della scena Free Jazz) a una parte testuale a dir poco succosa.

   Ma che età è per il jazz quella di cui stiamo parlando? Duke Ellington muore di cancro il 24 maggio 1974. Miles Davis è sempre più a cavallo groove elettrico, sempre più al centro di un rinnovato interesse da parte del pubblico giovane, delle folle del rock addirittura. Wayne Shorter cede al samba. Gli Art Ensemble of Chicago flirtano col cinema (Borsalino, di Jacques Deray; Sexes, cortometraggio animato di Noreen Beasley) e danno alle stampe dischi come Phase One e Kabalaba. A New York, il pianista Stanley Cowell ha fondato insieme all’amico trombettista Charles Tolliver la casa discografica Strata-East, per la quale incidono tra gli altri il poeta Gil Scott-Heron, Billy Harper, Charles Brackeen, Shamek Farrah, Cecil McBee, lo stesso Tolliver di Impact e dei due volumi Live at historic slugs e il Pharoah Sanders di Izipho Zam.

   La musica contenuta in questi due cd (disponibile anche l’edizione in triplo vinile) esplora gli incroci naturali tra jazz e deep street funk, tra impegno politico e ricerca spirituale, passando necessariamente per i nomi di Alice Coltrane (presente con la sua versione di A Love Supreme incisa nel 1972), Archie Sheep e Rashied Ali, tre musicisti che furono accanto a Trane e che dalle sue idee trassero insegnamento. Rashied in particolare è il batterista dell’ultimo periodo: rimpiazzò Elvin Jones nel 1965 e partecipò tra l’altro alle registrazioni di Interstellar Space (1967), disco che oggi ci appare come un prospetto del meraviglioso edificio sonoro che il sassofonista sperava di costruire in vita.

  “Volevamo qualcosa che esprimesse noi stessi”, ricorda Amina Claudine Myers. Il jazz libero. L’Africa nella testa. La libera improvvisazione. L’orizzonte della coscienza ampliato. L’acido ai bianchi, perché ne hanno evidentemente bisogno. I bianchi che non sapranno mai fare “la cosa black”. I bianchi che si fanno troppe pippe, troppi filosofemi e di certo non sanno ballare, scopare, sentire il ruggito del leone nella savana. Poveri bianchi. E si atteggiano addirittura a razza superiore.

   1970-1985: gli ultimi veri fuochi prima di un generale appiattimento? Prima della merda fusion, questo è sicuro. Tralasciando la debole chiusura affidata a Lalune blanche di Steve Davis (nel pezzo suona comunque un certo George Clinton), l’immersione dentro New Thing! porta a scoperte incantevoli. Cito Pentatonia di Paris Smith sul primo cd e Black Rhythn happening di Eddie Gale sul secondo. Segnalo Money blues di Sheep, gli 11 intensi minuti di Have mercy upon us di Amina Claudine Myers e lo Stanley Cowell di El space-o.

   Consigliato. Caldamente consigliato. Questa antologia è davvero un ideale compendio a Universal Sound of America, primo, storico tributo della Soul Jazz alla musica afroamericana dei ’70.

 

(N.G.D’A.)


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