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AA.VV.: Dfa compilation # 2 (Emi)

 
AA.VV.: Dfa compilation # 2

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 «Che hanno aperto ‘nartro nigozzio, ma’?»

«Gìà c’era.»                                     

«Che hanno aperto ‘nartro nigozzio, ma’?»

«Nòne. T’ho detto che già ce stava.»

«C’è scritto DFA, ma’.»

«Sò quelli de niù-iorke, cell’hai presenti? Hanno fatto l’accordo colla Emi.»

«Li mortacci loro se sò ganzi!»

Si fa presto a parlare di fenomeni, specialmente quando c’è di mezzo New York City. Dici DFA e pensi immediatamente ai The Rapture, non proprio una band da strapparsi i capelli, ma in ogni caso una delle ‘next big thing’ transitate per il 2004. Sempre meglio di gente come Interpol e The Strokes, anche se Echoes, il loro disco è poca cosa in confronto a Louden up now dei mai abbastanza lodati !!!.

   DFA è il brand creato dai produttori James Murphy e Tim Goldsworthy. Dopo aver spulciato nei curriculum dei due soci, è d’obbligo togliersi il cappello in segno di rispetto: Goldsworthy, oltre ad aver manipolato brani di Massive Attack, Beck Radiohead e Can, è stato co-fondatore del progetto UNKLE insieme a James Lavelle. Murphy ha collaborato tra gli altri con David Holmes, June of 44 e Primal Scream. Da qualche anno, la scuderia DFA ha cominciato a farsi notare in qualità di punto di riferimento della rinata scena underground newyorkese: LCD Soundsystem, Black Dice, The Juan McLean, i riformati Liquid Liquid (quartetto della vecchia guardia disco-punk), oltre ai già citati The Rapture. Il box antologico Dfa compilation # 2 (c’è anche un primo volume ormai introvabile) sancisce il passaggio ad una major come la EMI e si compone di tre dischi, uno dei quali interamente occupato da remix. Il totale fa 185’ e 37” di musica precedentemente (e in qualche caso prossimamente) edita solo in vinile a beneficio del vostro dj di fiducia, apertura affidata a Casual friday dei pazzeschi Black Leotard Front di Delia Gonzalez, brano che delizierebbe un Patrick Bateman occupato a fare le sue cinquanta flessioni quotidiane o a ridurre in macinato scelto la finta bionda di turno.

   È il regno del (neo)punk colorato di funk, ma anche della preistoria del synth (Delia Gonzalez & Gavin Russom nel DFA remix di Rise), dell’hi-nrg kitschedelico da “pompa il volume che mi gonfio di steroidi” di Get up/say what eseguito dai Pixeltan, dei drones pulsanti di Wasteder firmata dai Black Dice (piacerà sicuramente a Lee Ranaldo dei Sonic Youth). Curioso l’esperimento Alabama sunshine, nuova traccia dei The Rapture che sconvolge l’universo Beatles citando nei primi giri il Captain Sensible di Wot. Bella, anzi bellissima per via di quelle tinte ’70 Yeah dei LCD Soundsystem (una versione diversa su ciascun cd), segno che il loro album di debutto, atteso per i primi mesi del 2005, potrebbe fare l’effetto di un terremoto. E bella l’ispirazione tribal-psichedelica di Endless happiness, ancora dei Black Dice, come un meteorite marziano caduto nel cuore dell’africa nera. Divertente ma in definitiva un po’ lezioso il mambo spiritato/tridimensionale di J.O.Y. in Surplus, incrocio tra Kid Creole & The Coconuts e le olivette nipponiche Cibo Matto. Lo zenith della scorpacciata arriva con Beat connection, altra track dei LCD performed by James Murphy con uno stile che trasuda !!! da tutti i pori, quindi con El Monte (Delia Gonzalez & Gavin Russom), cinematica quanto basta da farmi scrivere che causa allucinazioni stile Pink Floyd/Michelangelo Antonioni periodo Zabriskie Point

«Cheffamo stassera, ma’?»

«E che voi fa, fijo mio? Famo ‘n parti.»    

«Chevvoi fa?»

«’ddù bucatini, l’abbacchio...poi chiamo Romoletto, er diggei»

«Fico, ma’. Allora è ‘na festicciola!»

«Ma che stai a dì? ‘Si fiji de nà mignotta de Niù-Iorke sanno er fatto loro. Artro che ‘festicciola’ te combino.»

«Li mortacci loro ‘nartra vorta!»

(J.R.D.)

http://www.dfarecords.com/


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