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APHEX TWIN: 26 Mixes for cash (Warp)

 

Solo per i soldi? Non è vero, non ci credo. Anche se è divertente accostarsi a un disco senza doversi sorbire la solita solfa d’artista (Aphex Twin non direbbe mai: "Questo è il mio lavoro migliore") e malgrado l’ironia spietata del titolo e della copertina finto-elegante o simil-pacchiana che ricorda un lingotto d’oro, il doppio album assemblato da Richard D. James (probabilmente a chiusura del contratto con la Warp di Sheffield) spinge in superficie i lavori ‘conto terzi’ realizzati a partire dai primi anni ’90 ed usciti su 12" ormai rari. Materiale di Seefeel, Gavin Bryars, Kinesthesia, Jesus Jones, Saint Etienne ed altri, manipolato dall’Aphex-touch fino ad assumere una forma nuova, uno snodo ‘altro’ da indagare. Dunque, lavoro di routine fino ad un certo punto, poiché già una dichiarazione come: "remixo solo quello che non mi piace" sposta l’asse sull’intervento di modificazione come esigenza/volontà di dare un’altra chance, una seconda vita, al brano ascoltato e/o proposto dall’artista di partenza (come è noto, non è andata altrettanto bene a Madonna, incuriosita e poi spaventata dal personaggio ai tempi di Music). Se i remix fossero stati messi insieme unicamente per rimpolpare il conto in banca, difficilmente avremmo avuto una raccolta ordinata dei pezzi in questione con il nome dell’autore di Windowlicker in copertina (a proposito, c’è una splendida acid edit del famoso gioiellino sul cd 2).

Si prova una sensazione di leggero smarrimento ascoltando il contenuto di questi due dischi: groviglio di messaggi, interzona nella quale convergono avanguardia elettronica e musica da club dello spazio profondo. Aphex Twin manipola i suoni, ne elimina le ‘imperfezioni’ e realizza nuovi ibridi Aphex Twinnon immediatamente leggibili come ‘corpi’ modificati. Attenzione anzitutto alla suggestiva Heroes di Bowie rivisitata da Philip Glass e rimasticata in chiave dark dal nostro (sarebbe stata perfetta nella colonna sonora di Alien3 di David Fincher), poi a The beauty of being numb section B dei Nine Inch Nails e a In the glitter part 2 di Buck Tick, preludio a certe cose ascoltate in Drukqs (2001). Personalmente ho un debole per il big drum mix di Raising the Titanic (Bryars) e per la seducente alterazione di Journey (Gentle People) ma l’intero lavoro è un paesaggio multiplanare, spazio straniante all’interno del quale viene a realizzarsi la prospettiva di un’identità, di un processo cognitivo completamente mutati: alla fine questi pezzi non appartengono più a nessuno, se non (di sfuggita e per assoluto rapimento) all’ascoltatore. Bowie non è più Bowie e lo stesso discorso vale per i Meat Beat Manifesto, per la house di Baby Ford o i Wagon Christ di Spotlight.

Non confondete 26 mixes for cash con la classica selezione di brani preferiti da un mago dei piatti: questa è un’opera unica, il ‘nuovo’ disco di Aphex Twin che aspettavamo passata l’overdose di Drukqs e in attesa di un ritorno vero e proprio (via Rephlex?). Dieci e lode come al solito al genio sregolato.

(J.R.D.)