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DAVE COURTNEY: Fermate il mondo

(Mondadori, pp. 359, € 4,05; traduzione di Barbara Marti Dooley)

 

DAVE COURTNEY: Fermate il mondo “Quando un delinquente o un gangster è a casa, è una persona come tutte le altre. Immagino che altre persone famose a casa loro siano gente perfettamente normale. Non credo che Madonna scenda a colazione ogni mattina dimenandosi in modo osceno davanti alla donna delle pulizie.”

 

Dovremmo sempre tenere presente che tra un pessimo scrittore e uno scrittore che in passato è stato un pessimo soggetto, la scelta più felice per il lettore è (con rare eccezioni) quella che cade sull’opera del secondo. Meglio se si tratta di un’autobiografia, come nel caso de Il Pappa di Iceberg Slim, di Educazione di una canaglia di Edward Bunker o della traduzione di Stop the ride I want to get off: an autobiography di Dave Courtney, apparsa in Inghilterra nel 1999 e ora disponibile in edicola come supplemento a Il Giallo Mondadori n.2825. Storia vera, raccontata in prima persona singolare, di una mina vagante, un flagello, un elegantissimo figlio di puttana (prego notare il ritratto in copertina) che oggi scrive libri (l’ultimo è The Ridès back on) e articoli per riviste alla moda, frequenta Tricky e i Fun Lovin’ Criminals (suoi fans dichiarati), ha fatto da guardia del corpo alla signora Ciccone, si diletta come dj nei raves del Regno Unito, ha inciso un album e scritto, diretto, interpretato il film Hell to play recitando accanto a Bill Murray, Michael Biggs e Goldie. Pazzesco, vero? Pensate, era amico di Roy Shaw, Lenny McLean e dei fratelli Reg, Ron e Charlie Krays, non proprio catechisti, per intenderci.

Quando si parla di DAVE COURTNEYCourtney, è permesso usare il termine ‘leggenda’: da un inizio autenticamente pulp (“Una volta sono stato aggredito da un tale che aveva in mano un’ascia. Fortunatamente io avevo in mano una spada e l’ho trapassato da parte a parte”) si arriva a rotta di collo alla fine del libro dopo averne lette di tutti i colori, incluso lo scippo fortuito di uno yacht di proprietà della squadra olimpica britannica di vela, un esilarante incontro di boxe a pag. 89, uno scazzo con Mel Gibson sul set dell’Amleto di Zeffirelli (causato dalla pronuncia non proprio ideale dell’attore australiano) e un viaggio in Olanda con extra di revolverate. Infanzia triste e disperata? Macché. David John Courtney, venuto al mondo il 17 febbraio del 1959, verde età e primi reati a Camberwell Green, zona sud di Londra, sostiene di essere nato criminale in una famiglia normalissima che gli ha dato affetto (“Se sono diventato quello che sono, dipende solo da me”). La scuola? Frustato sei volte al giorno per due anni di seguito: “Sapevo che per legge non potevano punirmi più di sei volte al giorno, perciò le lezioni dopo la terza ora erano un manicomio, dato che tutti sapevamo che non potevano più farci nulla. Gli insegnanti che avevano le ultime ore, erano completamente fottuti”. A dieci anni, durante una guerra tra bande con violenti lanci di sassi, quasi uccide un coetaneo colpendolo alla testa con una tegola d’ardesia. A tredici, insieme a Colin, Cornish e Bill, suoi inseparabili complici, svaligia un negozio di giocattoli allo scopo di rivendere la refurtiva sottobanco. Scoperto dalla polizia, giustifica la presenza in casa di venticinque Action Men, dozzine di Kerplunk! e Mousetrap Games dicendo di averne ricevuto uno in regalo dalla mamma, uno dalla nonna, uno dalla zia e...Siamo solo a pagina 27, le vere rapine, i traffici, le DAVE COURTNEYscazzottate, le beffe alla polizia, l’ingresso in grande stile nel mondo degli affari pericolosi devono ancora arrivare. Attività criminali rivolte contro le cose, non contro le persone, precisa il reo confesso. Incontri con facce patibolari, gente dei clubs, donne affascinanti (come JennyBean, cantante rap che l’ha portato all’altare), rottweilers assassini, giudici, avvocati. Irresistibile. La scrittura di Courtney fila piacevolmente con una buona scorta di humour (a volte nerissimo) nel serbatoio, tra splendide battute: “Quanti hippy avete conosciuto che fossero dei bravi delinquenti?” e colpi di scena come in Lock, Stock and two smoking barrels (1998), il film di Guy Ritchie con Vinnie Jones nei panni di Courtney, simpatica canaglia.

 

(V.L.)

sul web: http://www.davecourtney.com/

               http://www.globevisions.com/italiano/libri/libri_foto/Jocelyn_Bain_Hogg.htm