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TONINO BENACQUISTA: Qualcun altro  (Einaudi, pp. 256, € 17)

 

TONINO BENACQUISTA: Qualcun altroNell’estate in cui tutto il circo mediatico ha tenuto a farci sapere che il mercato dell’editoria italiana si è molto espanso negli ultimi dieci anni, ci è risultato molto, ma molto difficile entrare in libreria e sceglierci il nostro compagno in formato cartaceo da “consultare” sotto un qualunque ombrellone, senza dover ripiegare sul solito classico d’annata. E vanno bene i paratesti e tutto il loro apparato. E va bene la cultura allargata a tutti. E va bene che “tanto basta leggere”. E va bene anche “è meglio due ore di un qualunque libro alla mezzora di tv, ché tanto è tutta spazzatura”. Ma sinceramente, di barzellette su e di Totti, novello Pablo Neruda da Porta Metronia, confessioni di Sconsolata, problemi “cul-turali”di Natalino Balasso, e invettive di Bisio, con tutto il rispetto per quest’ultimo, ne avevamo e ne abbiamo tuttora le palle un po’ piene. Ragion per cui, escludendo per altre ragioni i vari Welsh, Leonard e Bunker, scartabellando tra gli scaffali di questi nuovi megastore dell’industria culturale d’oci ciorne, ci siamo voluti imbattere in questo quarantenne francese di sangue pressoché totalmente nostrano: Tonino Benacquista, con la pronuncia per i francofoni sull’ultima “a”. Già fans del suo precedente Saga (sempre con pronuncia ossitona), eravamo stati attratti dalla quarta di copertina di Qualcun altro. “Racconto di suspense tra Hitchcock e Pirandello, con ricchezza romanzesca della vita reale”. Mentre non possiamo spiegarvi la foga con cui ci siamo divorati il libro, possiamo però dirvi che 17 euro, in assoluto un’esagerazione indubbiamente, non ci sono mai sembrati spesi così bene. Thierry Blin e Nicolas Gredzinski. Una partita di tennis tra sconosciuti, ma insoddisfatti entrambi della propria vita piatta e banale. Una vodka ed una scommessa: ritrovarsi nello stesso circolo a tre anni di distanza e vedere chi è riuscito a diventare un altro. Chi vince, può chiedere qualunque cosa all’altro. Scrittura sobria, asciutta, ritmo da film, colpi di scena, dialoghi puntuali, trovate geniali, come il racconto dell’invenzione del trickpack, investigatori privati. Due storie che corrono parallele senza incrociarsi: tutto in perfetto stile Benacquista. Non chiedeteci di raccontarvi dell’altro: rischieremmo di rovinarvi la storia. Non conosciamo gli archetipi della scrittura del franco-italiano. Sappiamo che ha voluto fare molti mestieri al fine di essere uno scrittore completo. Secondo noi ci è riuscito. Certo, due sole prove letterarie non rappresentano il banco di prova più attendibile nel giudicare uno scrittore. Ma certamente non sono poi pochissimo. Già questo Qualcun altro, almeno come storia, è totalmente differente dal mirabolante Saga. Benacquista dimostra di saperci fare e parecchio, sia facendo scivolare la penna sul foglio (e ci si perdoni se consideriamo la scrittura ancora non un mero esercizio per i polpastrelli sulla QWERTY!) sia come psicologo e sceneggiatore: niente è lasciato al caso. Tutto è ricostruito e spiegato nei minimi dettagli. Ciò che sembra essere in un primo momento accantonato, viene ripresentato e ripreso successivamente. Ogni ambiente descritto, da quello della televisione a quello del settore marketing delle varie multinazionali, da quello degli investigatori privati a quello dei negozianti, è descritto alla perfezione: tic, manie,abitudini e “processi produttivi”. Insomma, un gran bel libro e un grande scrittore. Forse non il massimo rappresentante per chi ama la bella scrittura, anche se fine a se stessa a volte, ma sicuramente uno dei migliori per chi vuole leggere in treno. Eh sì, perché questo, e che non assomigli ad un’offesa, è il classico libro da treno: si legge facile, ci si estranea bene e si riesce anche a finirlo in tratte non particolarmente corte, a dispetto delle sue 250 pagine. Ah les italiens! Come direbbero all’Eliseo. E chissà se ai francesi girino le palle nel sapere che questo “ragazzo” non è loro figlio al 100%. E con quest’accenno di sciovinismo, come tradizione d’oltralpe ci insegna, vi salutiamo augurandovi un buon rientro nelle vostre vite post-estive. Salut.                                            

                                                                                                                                     Simone Pollano