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ANTONIO MORESCO: Canti del caos – seconda parte (Rizzoli, pp. 406, € 16,00)

 

La prima parte di quest’opera che dovrebbe concludersi con un terzo volume è uscita per la Feltrinelli nel 2001 ed è stato anche uno dei primi libri recensiti sull’allora neonata Blackmailmag. Romanzo violento, pornolalico e complesso quanto l’incompiuto Petrolio di Pasolini, scatenata eruzione di personaggi grotteschi e azioni indicibili, labirinto per lettori coraggiosi definito "illeggibile" da Angelo Guglielmi. Schiuma quantica, poema dell’impossibile fitto di orride domande, digressioni, smentite scritte in voce. Universo affollato di diverse sonorità che rimandano ad un suono unico proprio perché molteplice. Penso ai Canti del caos come a una fortezza isolata nello spazio, come al Kofun dell’imperatore Nintoku a Sakai, tumulo a forma di buco della serratura circondato da fossati pieni d’acqua (intra)visto in sogno prima ancora di vederne la foto sul numero di dicembre della rivista Focus.

Siamo all’atto secondo e il fiume di lava è ancora in piena. Tornano il Matto, il Gatto, la Musa, la Meringa e i membri, gli orifizi, la materia organica narrata a briglia sciolta. L’incipit (Invocazione alla Musa) non promette sconti: "Ho saltato il fosso, ho scavalcato il tempo. Ho accettato la sfida, l’ho provocata. Attraverserò cruentemente il campo nemico facendogli credere chissà cosa per poi trascinarli tutti quanti fin dove ci porterà questo sogno non ancora sognato, questo agguato." Scrittura senza argini che si pone fuori dai comuni codici prefabbricati. Del resto, lo scrittore mantovano ha già dimostrato di saper volare alto proprio mettendosi nella condizione di sfidare editori (che l’hanno ignorato per decenni) e lettori partendo dal rischio assoluto del fraintendimento, se non proprio di passare per un ostico di culto alla maniera di Stefano D’Arrigo. Faticoso era stato per me l’approccio a Gli esordi (Feltrinelli, 1998): dopo averne letto metà durante un viaggio Roma-Lecce, l’avevo mollato per riprenderlo a distanza di pochi giorni, costretto a letto dall’influenza (stato febbrile: condizione ideale per leggere Moresco). Faticosa, addirittura snervante, la lettura dei Canti del caos necessariamente alternata a Fatale di Manchette, ad un Supergiallo Mondadori a cura di Daniele Brolli con racconti di Ammaniti, Baldini, Antonio MorescoBattisti, etc. Per non impazzire del tutto, trascinato dalla dipendenza causata da un’opera-mondo nella quale le percezioni si moltiplicano, si combinano, si alterano.

"Siamo tutti qui, indistinguibili, al buio, in questo spazio definito da questa massa di particelle pompate". Dio vuole vendere il mondo, sfrutta il potere della pubblicità, organizza una campagna in grande stile che ha come protagonista una donna incinta.

"e Dio come lo facciamo parlare? Che microfono usiamo: direzionale, cravatta o gelato?"

Non posso, non riesco a dirvi altro. Sarebbe come ridurre a uno schema, a una misera trama, qualcosa che sfugge a tutto e che possiede invece tutte le caratteristiche di un’esperienza avventata ma assolutamente da fare. Un bungee jumping per gente dai nervi saldi con la faccia rivolta verso il basso per guardare meglio il ginecologo spastico, il copy, l’art, la ragazza con l’acne e quella non c’è assorbente che tenga...Are You Experienced?

 

(N.G.D’A.)