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VALERIO EVANGELISTI: Antracite (Mondadori, pp.370, € 15,00)

 

VALERIO EVANGELISTI: AntracitePonti di ferro, rotaie, locomotive, astuti capitalisti: i libri di storia degli Stati Uniti indicano nell’intraprendente Andrew Carnegie, scozzese trasferitosi a Pittsburgh, il personaggio chiave della storia industriale nordamericana. Nel 1875 il suo fiuto lo guidò verso la costruzione del più grande impianto di produzione di acciaio Bessemer di tutto il paese su quello che era stato il campo di battaglia di Braddock e da lì in poi, tra nuove fabbriche, miniere di carbon fossile, nodi ferroviari, una flotta di vapori sui Grandi Laghi, una città con porto sull’Erie, il suo impero crebbe di anno in anno.

Nel Nuovo Mondo, parole come marxismo, socialismo, anarchia, sciopero sono già tabù (1877: dieci membri della Molly Maguires, una società segreta di minatori emigrati dall'Irlanda, vengono condannati a morte per lo sciopero in Pennsylvania) e al principio di uguaglianza si sostituisce la disuguaglianza di fatto che aggrava rapidamente la questione sociale in tutti gli Stati industrializzati. I libri di storia dicono anche che la politica di Carnegie e di altri uomini del suo stampo verso i lavoratori fu veramente spietata e che il ferro e l’acciaio americano si fecero strada sfruttando ricchezze naturali e molte vite umane.

È nell’America che si lecca le ferite della guerra di secessione e assiste al sorgere delle prime sacche di resistenza operaia che ritroviamo Pantera, il pistolero meticcio e stregone di Black flag (e prima ancora di Metallo urlante, raccolta di racconti appena giunta alla quarta edizione Einaudi). Un Pantera diverso, vulnerabile ai sentimenti (del resto Evangelisti l’ha più volte indicato come la versione "buona" dell’inquisitore Eymerich) o più semplicemente portato a riflettere sulle storie degli uomini che incontra lungo il suo cammino. Un antieroe in viaggio verso Tamaqua, Pennsylvania, con una Smith & Wesson 1869 sotto lo spolverino e l’ex prostituta Molly seduta di fronte. È su un treno (la ferrovia, inventata come sistema di trasporto nelle miniere di carbone fu uno dei fattori più importanti di sviluppo economico e di decollo industriale), lo vedremo spesso più su un treno che in sella nel corso di questa vicenda che, sorprendentemente, registra l’assenza quasi totale di elementi fantastici o di riferimenti alla narrativa "splatterpunk" (il punto più alto, in tal senso, resta la prima avventura con i ‘Cowboys from hell’ nella città di Tucumcari). Il ritmo è lento, da vecchio western nel quale l’action è un lampo breve, il gesto violento risulta congelato (il primo riferimento cinematografico che viene in mente è Molly Maguires, diretto da Martin Ritt nel 1968 e tratto da un romanzo di Arthur H. Lewis).

Piacerà agli aficionados? Pur cambiando la rotta tenuta fin qui dallo scrittore bolognese, Antracite è un libro che non può lasciare indifferenti per altri motivi, per questa attenzione all’altra America che a fine Ottocento resiste alla nascita del peggiore dei nuovi mondi possibili.

 

(N. G. D’A.)