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Buoni e cattivi: il capolinea del non-sense

di Antonello Schioppa          Speciale Cattivi :  Buoni e Cattivi - (c)ATTIVI - Lionel Atwill

 ...Guarda in faccia un vero cattivo...VISITA LA GALLERY....
 

Nei Soliti Sospetti gli eventi prendono vita alle spalle di chi cerca di capire e giudicare: nomi e luoghi esistono solo su volantini, appunti, slogan appesi nella bacheca dietro l’investigatore Chazz Palminteri.

In Memento Leonard, privo della capacità di memorizzare fatti e volti per più di qualche minuto, è costretto a vivere in un eterno presente, e può sperare di dare logica agli avvenimenti solo attraverso un mondo fatto di appunti, foto, volantini, memoria scriptae tatuati sull’ultima possibile banca dati personale: il corpo.

Ciò che rimane è una caccia al tesoro, e nello scrigno nascosto, una collezione di scatole cinesi. La logica del racconto implode, e si “espande” dentro di sé: niente più inizio e fine, ma soprattutto, in ambedue i casi, il senso di tutto si capovolge. Alla fine le vittime, gli eroi, i buoni, si rivelano i carnefici, gli antieroi, i cattivi. O meglio, alla fine c’è l’inizio del sano dubbio nel giudizio, perché ad essere svelata non è la vera origine degli eventi, ma il meccanismo, l’inganno celato dietro ogni “storia”: la finzione narrativa dei ruoli, il gioco delle maschere in cui vive l’arte di raccontare, l’invenzione più grande della fantasia: il buono e il cattivo come due entità distinte, rese tali solo dall’abilità di mostrare determinati fatti invece che altri.

In Memento gli eventi cambiano in base a quanto più indietro si riesce a tornare, e il senso delle azioni continuerebbe a cambiare ripetutamente, cosÏ il giudizio sui personaggi, i “buoni” e i “cattivi”, se il film durasse all’infinito nel suo procedere a ritroso all’origine del non sense.

CosÏ nei Soliti Sospetti lo spettatore insegue il cattivo per eccellenza, Keiser Soze, la vera impersonificazione del male, attraverso il racconto dello stesso Soze, il cattivo, senza mai accorgersi della sua reale identità: ma al cinema nessuno ha una vera identità, dunque il male ha il volto del povero storpio Kevin Spacey, lui stesso apparentemente vittima di se stesso: ma ci è dato scoprirlo solo alla fine, così la storia si annulla, e tutto ciò che è accaduto si capovolge, o si dissolve: cosa è realmente avvenuto di ciò che si è visto?

In Existenz la fine del film è la scoperta che il racconto è già iniziato, prima dei titoli di testa. Ma quando? Allegra Gallager, Ted Pikul: veri, immaginari, buoni, cattivi: quale il senso dei fatti, del gioco, chi sono gli eroi, chi i nemici?!

Tutto un secolo di abile cattiveria cinematografica si libera, come il sangue racchiuso nell’ascensore dell’Overlook Hotel di Shining, e si diluisce nel gioco del racconto, frammenti di frammenti che portano al tilt narrativo e al riavvolgimento su stesso, fino all’origine del cinema e dell’immaginazione, a partire dalla prima/ultima immagine di Memento: l’istantanea di un omicidio, quando ancora qualcuno credeva di poter riconoscere i “buoni” e i “cattivi”.