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DANNY THE DOG

DANNY THE DOG di Louis Leterrier

Titolo originale: id.

Regia: Louis Leterrier

Interpreti: Jet Li, Bob Hoskins, Morgan Freeman, Kerry Condon, Christian Gazio, Silvio Simac, Vincent Regan, Dylan Brown, Tamer Hassan, Michael Jenn, Jaclyn Lee, Carole Ann Wilson, Michael Ian Lambert, Puthirith Chou, Tony Theng, Owen Lay, Franck Xie Cheng

Soggetto: Luc Besson

Sceneggiatura:  Luc Besson, Robert Mark Kamen

Fotografia: Pierre Morel

Scenografia: Jacques Bufnoir

Costumi: Olivier Beriot

Musiche: Massive Attack

Montaggio: Nicolas Trembasiewicz

Produzione: Clubdeal Ltd., Current Entertainment, Danny The Dog Prods Ltd., Europa Corp., Tf1 Films Productions

Paese: Francia, GB, Hong Kong, Usa Anno: 2005

Durata: 103'

Distribuzione: 01 Distribution

Sito ufficiale: http://www.dannythedog-lefilm.com

Prendi un orfano di quattro anni, allevalo nella ferocia come un pitbull da combattimento e togligli il collare quando serve: ecco che vita ha fatto Danny (Jet Li) alla corte dello spregevole “zio” Bart, gangster scozzese cinico e iroso con le fattezze e la gestualità di un eccellente Bob Hoskins.

   Se qualcuno non paga, Danny usa mani e piedi per frantumargli le ossa. Se c’è un’arena clandestina con tanto di scommettitori intorno, il cane da guardia viene buttato dentro per ridurre in polpette il gladiatore di turno. L’ordine è: «Uccidili tutti!» L’animale esegue colpo su colpo senza soffermarsi a riflettere: uno al cranio, due ai genitali della vittima, un altro allo stomaco e avanti il prossimo. Bart incassa sterline e festeggia con qualche puttana di lusso, Danny mangia roba schifosa in scatolette. Di notte la selvaggia macchina di morte fa la cuccia in una misera gabbia: non c’è più violenza nei suoi occhi, solo un’immensa tristezza, una solitudine tragica che richiama alla memoria tanto la Anne Parillaud di Nikita quanto Takeshi Kitano in Brother.

   Un giorno, DANNY THE DOG di Louis Leterrierdurante uno dei soliti giri di riscossione, Danny incontra Sam (Morgan Freeman) nella bottega di un antiquario. Uomo mite e onesto, privo della vista dopo un incidente, Sam è un accordatore di pianoforti che vive in un piccolo appartamento con la figliastra Victoria (Kerry Condon): gente semplice, lontana dallo sporco e dal sangue che insozzano le strade. Persone vere che ricordano a Danny tutte le possibilità che l’ombra della morte gli ha negato dal giorno in cui una mano misteriosa uccise brutalmente sua madre. Flashback: un bambino gioca ai piedi di un pianoforte, sotto lo sguardo amorevole di una bellissima donna dagli occhi a mandorla. Arrivano i cattivi. Tutto si tinge di nero.

   Danny The Dog (uscito negli States con il titolo di Unleashed) è un action spettacolare con le sequenze di lotta coreografate dal maestro Yuen Wo-Ping (The Matrix Reloaded; Kill Bill) e musica dei Massive Attack. Accelerazioni cinetiche improvvise, sparatorie, dialoghi in puro stile hard boiled, eroi e villains che si imprimono facilmente nella memoria e una resa dei conti finale da antologia. Scritto e prodotto da quel Besson che credevamo disperso dietro a progetti per bambini (è atteso per il 2006 il suo Arthur and the Minimoys), al contrario ancora in grado di scalare montagne pensando ad un cinema in cui velocità e ritmo prestano servizio all’elemento drammatico. Dietro la macchina da presa c’è il trentaduenne parigino Louis Leterrier (The Transporter, 2002), qui impegnato a sviluppare una storia che ha lo stesso mood dei due classici bessoniani per eccellenza: Nikita e Léon. Il risultato è entusiasmante: cinema robusto, sganciato dal verosimile; poesia muscolare che omaggia John Woo e Bruce Lee ma anche il Truffaut de L’Enfant sauvage a sua volta ispirato dal testo ottocentesco Mémoire et rapport sur Victor de l’Aveyron di Jean Itard.

   Jet Li, divo emerso con Arma Letale 4 e Kiss of the Dragon, recentemente consacrato da Hero, offre una prova di recitazione fino a ieri impensabile, uscendo così dai panni dell’acrobata prestato ad Hollywood: un po’ Tarzan, un po’ creatura di Frankeinstein quando ripercorre e somma tutti gli orrori che la malavita gli ha fatto commettere: «Non DANNY THE DOG di Louis Leterriervoglio più uccidere», dice ad un certo punto, sapendo di essere stato fino ad allora uno schiavo senza futuro, la vittima di un microsistema fondato sul sopruso, uno sventurato killer in balia dei capricci di uno psicopatico.

   La mano di Leterrier è sicura, a suo agio perfino quando il film imbocca temporaneamente la strada della commedia per raccontare il modo in cui Danny recupera per gradi e in maniera impacciata tratti comportamentali più umani. Una menzione speciale la merita anche il lavoro fotografico di Pierre Morel: luci livide, appena più calde negli interni della casa di Sam e sua figlia per marcare la differenza tra un accogliente focolare domestico e il magazzino-tana di Bart. Luci che fanno risaltare l’opera dello scenografo  Jacques Bufnoir (La Capra: Kiss of the dragon)  e si legano intimamente allo score dei Massive Attack.

   Duro e malinconico, forgiato nel metallo e nella memoria cinefila tout-court: ecco da dove riparte il cinema francese.

(N.G.D’A.)