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FILIPPO SCÒZZARI: Prima pagare poi ricordare

(Coniglio Editore, pp. 206, € 14,00)          Leggi anche L'Intervista a Filippo Scozzari e e L'Alieno delle figate

 

Non è una recensione a freddo, è un bisogno fisico, un’urgenza che brucia,FILIPPO SCÒZZARI: Prima pagare poi ricordare leggere Prima pagare poi ricordare è un dovere, il piacere che ne consegue arriva a ondate alterne.  

È un’intelligenza scorbutica e feroce,  quella dello Scòzzari, un’intelligenza con l’accento da qualche parte che adesso non ricordo, pura come si trova in natura, un’intelligenza a cui tutto è permesso, e non si arrabbino i fans fumettari se la verità brucia e smonta e rimonta percorsi zigzaganti, le opere e la vita stessa di geniali menti intasate da debolezze e golosità varie.  

Ed è questo lo sport acrobatico a cui si dedica lo Scòzzari nelle sue pagine, ti dice che lui aveva ben chiaro il concetto di cacao e quello di merda, ti scompone il genio, te lo rende umano, ti ribadisce che ci sono persone di talento e un sacco di ciglioni che tutto inquinano, perché anche la vita dei piccoli geni affonda nelle stesse quotidiane miserie e nella stessa sporcizia dell’umanità media. È questa constatazione che rende inquieti i fans ImPazienti? L’intelligenza pura non può essere che anarchica e si  pone in altra dimensione rispetto a correttezze politiche e lungi dall’erigere monumenti.  

   In origine a Scòzzari era stata proposta dall’editore della prima edizione del libro Castelvecchi una semplice (semplice…) biografia non autorizzata su Andrea Pazienza, ma l’operazione è stata giustamente presa a pretesto per allargare la visione e contestualizzare la figura di Pazienza e di altri piccoli geni inquieti.  

   Non c’è una sola frase non necessaria nel libro, deflagrazioni a catena, elettricità,  è vita pura vomitata e ricomposta.  La morte di Tamburini è una pagina alta di letteratura, devastante in assenza di enfasi, definitiva e gelida, una lezione da lui, fumettaro, a tanti scrittori giallisti inutili, da sola inserita tra pagine bianche basterebbe a giustificare il libro, il prezzo di copertina.  

   Perfino l’elenco finale di aneddoti da spizzicare a fine pasto ti fa rimpiangere anni esplosivi quanto dispersivi a gente come me, gente del ’67, davvero arrivati alla frutta, con vaghi ricordi di riviste come Il Male o Frigidaire, Cannibale, inciampati su albi fichetti con tavole strariciclate (a proposito, ma quanto mi sta sul cazzo l’editore de Il Grifo…) dell’icona Pazienza e degli altri compagni di merende. Gente del ’67 che si trova a rimpiangere non sanno nemmeno loro di preciso cosa, ma certo testimonianze lucide e intransigenti come questa aiutano a capire checcazzo ci siamo persi, perché qualcosa ci siamo persi. Di sicuro.   

   Si parte da un appartamento di via Clavature, è la Bologna del ’77, dal nucleo originario della Traumfabrik (Scòzzari, Pazienza), poi a Milano Scòzzari incontrerà la colonna romana, nascono collaborazioni che coinvolgeranno tra gli altri Liberatore, Tamburini (padri di Rank Xerox) e il giornalista romano Sparagna, direttore de Il Male, coagulante imprescindibile,  bidello ispirato che negli anni a seguire terrà faticosamente a bada alunni indisciplinati e talentuosi apparentemente privi di calcoli e strategie che tengano conto della spietatezza di questo porco mondo. Prima di arrivare a Cannibale Scòzzari ha già pubblicato fumetti per lo più di fantascienza sotto pseudonimo su Alter e Linus.  

   Dalle frequentazioni bolognesi, i primi spazi occupati della zona universitaria e dall’osmosi con personaggi dalle identiche pulsioni interiori arrivano gli stimoli culturali che danno vita alla rivista Cannibale che prematuramente estinta germinerà in Frigidaire. Articoli di denuncia e controinformazione si alternano a fumetti dalla carica innovativa esplosiva, spesso meglio delle parole sublimano in poche tavole situazioni e stati d’animo di quegli anni e in qualche modo  prefigurano scenari futuri avvilenti, i cattivi odori degli anni ’80 arrivano alle redazioni di queste riviste, Sparagna nei suoi articoli già parla del malaffare politico imprenditoriale che solo molti anni dopo prenderà forma nelle indagini del Pool della Procura di Milano o dei tabù imposti dai grandi Baroni della ricerca medico scientifica. Fino alle intuizioni dello stesso Sparagna su Il Male, prime pagine de La Repubblica e de La gazzetta dello Sport abilmente contraffatte che arrivano ben oltre le 100.000 copie vendute. Ugo Tognazzi capo delle BR, la foto dell’attore ammanettato tra due sbirri, la tenevo da qualche parte, tra i miei flash adolescenziali. A pranzo in famiglia mio padre con la testa china sulla minestra a commentare…lo dicevo che era uno isospettabile…

  Ci si dibatte abilmente tra ironia e impegno, creatività personale e senso della tribù liberando energie che davvero oggi si fatica a ritrovare. Scòzzari alle presentazioni semplifica e rende tutto naturale.  

 Eravamo bravi, eravamo diversi, ci siamo messi insieme. Telepatia degli eventi.  

Esperienze creative così estreme sono fatalmente  votate all’estinzione, nascono già col  virus a orologeria dell’autodistruzione,  riprodotte all’infinito perderebbero forza riproducendo gli stessi meccanismi che all’inizio del miracolo ci si proponeva di colpire al cuore.  

   Il libro di Scòzzari sorprende in ogni pagina, una scrittura agile, brulicante di fatti persone e giudizi che a volte sono duri e sbrigativi, è comunque testimonianza attendibile di persona informata dei fatti, degna del massimo rispetto, poco accomodante, allergica a idealizzazioni e beatificazioni.

   Pare ancora soffrire per le fatiche che la gestione delle riviste prevedeva, mica solo ispirazione, anche duro lavoro pratico a cui qualcuno si sottraeva da fuoriclasse manina d’oro, preso ad inseguire i propri fantasmi personali. Un lucido delirio in cui filo della narrazione non si perde mai, una lettura a tratti amara, poi ti sorprendi a ridere da solo come un demente per marachelle e aneddoti che sono cronaca di ordianaria follia metropolitana, tra piccole e grandi delusioni, grandi scazzi personali, scazzi di matrice politica, il tutto condito dall’eroina che ha tenuto in ostaggio una intera generazione.

 

Saverio Fattori