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MASSIMO CARLOTTO: Il Maestro di Nodi (Edizioni E/O, pp. 211, € 13.00)

 

C’è una nuova matassa da sbrigliare per Marco Buratti, aka l’Alligatore. Lo conoscete, vero? Ex bluesman, ex galeotto riciclatosi come occhio privato senza licenza. Per sete di giustizia repressa (anche se l’interessato direbbe “per soldi”). Perché, per quelli come lui, a lungo andare i guai diventano una malattia. 

 In sintesi:  un sopravvissuto di carta inventato da un sopravvissuto vero (il ‘caso Carlotto’, graziato nel 1993 per un omicidio mai commesso).  

   È tornato con i suoi calvados, con una colonna sonora che comprende Albert King, Tom Waits, Johnny Winter e si ritrova tra le mani una storia sporca che comincia con una donna sospesa tra dolore e piacere in un gioco erotico che le costerà la vita.

 

  “Lui l’avrebbe uccisa. Ne era certa. Ma non riusciva ancora a immaginare come. Lui non aveva fretta.”  

 

   L’indagine prende il via poche pagine dopo (il tempo di fare la fila alla cassa, pagare, schizzar fuori dalla libreria), quando Mariano Giraldi, facoltoso rappresentante di tessuti di Varese chiede all’Alligatore di ritrovargli Helena, la moglie scomparsa. Helena, ritratta in una foto con due mollette da bucato appese ai capezzoli, è una modella sadomaso che contatta i clienti tramite internet. Qualcuno l’ha rapita dopo averle dato appuntamento a Torino, nella stanza 208 di un hôtel nei pressi dell’aereoporto. Unico indizio: un sinistro fiore di corda lasciato sul letto come una firma del Maestro di Nodi.

Il racconto dell’uomo non sta in piedi ma Buratti  accetta il caso, coinvolgendo i fedelissimi ‘non immacolati’ Rossini & Max la Memoria in un’immersione nel mondo BDSM. I tre amici scoprono una realtà a parte affollata di schiavi e dominatori, fruste, cuoio e catene ma soprattutto retta da codici precisi senza i quali un’identità sessuale di questo tipo non avrebbe difese dall’indice della morale comune.

 

  “Il rischio di essere sputtanati li costringeva a una clandestinità assoluta e a regole e linguaggi difficilmente decodificabili.”

 

   Sfilano nomi fantasiosi: Barbie Slave, Docile Femmina, Sorriso Blu, Sherazade. Si parla di torture tra adulti consenzienti che a volte finiscono incautamente nella rete di individui senza scrupoli, i produttori/mercanti dei famigerati snuff movies, ovvero le videocassette caratterizzate da una morte reale, non simulata, dei protagonisti.

   A proposito di cose reali: Il Maestro di Nodi è anche un romanzo che si svolge nei giorni di Genova, in quella maledetta estate del G8 durante la quale un proiettile fermò la vita di Carlo Giuliani in un crescendo di violenza vissuto anche da chi non c’era come una radicale sospensione dei diritti civili.

  “Ho riscritto una parte del romanzo per parlare di Genova.” dichiara l’autore sul sito www.massimocarlotto.it  “Non solo per dovere di contemporaneità, visto che la trama del romanzo si sviluppa in quel periodo, ma anche perché ritengo necessaria una riflessione sui comportamenti repressivi.”

   Questo si chiama tracciare una via credibile del noir italiano. Scenari riconoscibili, ritmo incalzante, dialoghi che non suonano mai come un calco miserrimo di modelli preesistenti. E uno sguardo alla cronaca, al presente di una nazione che vive e respira da sempre piccoli e grandi misteri insoluti.

Massimo CarlottoFinita la sua lunga, personale odissea, Carlotto è diventato uno scrittore che questi misteri riesce a raccontarceli sempre meglio (e senza anestesia), coinvolgendo il lettore sia che scriva un’avventura dell’Alligatore (siamo alla quinta), sia che scelga di fissare sulla carta la parabola di un personaggio sulfureo come Giorgio Pellegrini, il reduce della lotta armata che in Arrivederci amore, ciao sceglieva di rifarsi una vita tradendo i vecchi compagni.

   Il cinema lo sta scoprendo e presto dovrebbero vedere la luce due film diretti rispettivamente da Andrea Manni e Michele Soavi. Il primo porterà sullo schermo Il Fuggiasco, romanzo autobiografico sugli anni di latitanza dello scrittore tra Parigi e il Messico; il secondo Arrivederci amore, ciao.

(N.G. D’A.)