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PIETRO ADAMO: Il Porno di massa

(Raffaello Cortina Editore, pp. 280, € 13,00)

 

PIETRO ADAMO: Il Porno di massa Pietro Adamo, docente di Storia moderna, è stato una firma autorevole di Videoimpulse, unica rivista italiana di critica del cinema porno da alcuni mesi misteriosamente scomparsa dalle edicole (e addirittura dal web, nella sua versione online). Nei suoi dodici anni di vita Videoimpulse ha rappresentato una realtà editoriale elegante, intelligente e soprattutto seria. Non un mensile hard ma uno strumento documentatissimo e dunque utile, in cui il mondo dei set, dei registi, dei performers e delle produzioni, veniva finalmente trattato come frammento dell’universo Cinema, genere filmico in grado di contaminare con le sue innovazioni l’area del mainstream. La dedica “Agli amici di Videoimpulse, in memoriam (la rivista, non gli amici)” da parte dell’autore di questo bel saggio era dunque doverosa in un libro che ha il pregio di includere tra l’altro anche materiali lì pubblicati.

   Otto anni dopo La Pornografia e i suoi nemici (Il Saggiatore), Adamo riprende il filo di una personale ricerca all’interno di ciò che si delinea, come recita il sottotitolo, in qualità di analisi dei Percorsi dell’hard contemporaneo. Illuminante, nelle pagine introduttive, il ricordo della posizione di Theodor Adorno sul jazz: siamo negli anni Cinquanta e il filosofo “ipnotizzato dai canoni della produzione artistica d’élite, molto semplicemente non comprende la dinamica interna dei generi popolari: non ne capisce l’autoreferenzialità, il lavoro sui propri codici, la politica della violazione, l’insistenza programmatica sul détournement.” Come il jazz o la techno, come l’horror nel cinema, anche il porno (dal decennio dei Sessanta ai giorni nostri), è diventato col tempo oggetto culturale di massa. Più di ogni altro suo simile, soffre tuttavia di una generale assenza critica di genere, una critica capace di scavare nei suoi meandri, di decodificarne i tic nervosi, i procedimenti occulti, la strutturazione delle sottocategorie, di rivelarne le genealogie e le fenomenologie interne (...)”.

   Se intorno alla pornografia come “male” si sprecano i fiumi d’inchiostro (per non parlare delle tavole rotonde, dei salotti televisivi ornati di morale a buon mercato), all’opposto si finisce quasi sempre al cospetto di posizioni superficiali che non riescono a liberarsi dal marchio del dilettantismo culturale. Del resto, siamo avvisati: “fare i conti con l’hard core non è impresa di respiro corto”. Da noi, voci isolate hanno avuto cognizione di un prodotto che, oltre ad aver messo radici nell’immaginario comune, si è rivelato potenzialmente aldilà dei vincoli che la settima arte ha voluto autoimporsi in più di un secolo di storia. Al porno, Carmelo Bene riconosceva l’altrove della macchina da presa e di qualsivoglia pretesa autoriale, la marcia in più smarrita dal commercio di cinema: “Siamo nel porno”, amava ripetere, sicuro che in pochi avrebbero capito.

   Conoscere i meccanismi dell’hard e al tempo stesso rivendicare un’appartenenza alla philia, sono per l’autore de Il Porno di massa le basi imprescindibili alla costruzione di una critica competente: non più necessaria, oggi, una difesa/nobilitazione delle luci rosse, Adamo conduce il lettore all’interno di una storia culturale del genere, interpretandone i riflessi sociali e politici (in particolare nei capitoli dedicati alla critica femminista della pornografia e all’irrazionale pornotax proposta in Italia nel 2002 dall’onorevole forzista Vittorio Emanuele Falsitta), quindi riassumendo le tappe che hanno determinato tanto la nascita negli States di uno star system autoctono, quanto il successo commerciale di prodotti seriali come gonzo, castings o amateurs e, ancora, l’imporsi di una nuova generazione di registi provenienti dalla pubblicità o dai videoclip musicali, nel passaggio dalle produzioni in pellicola a quelle in video.

   Lettura consigliatissima poiché esente da qualunque tentazione di buttarla sulla “pippa intellettuale”: per nostra fortuna, oltre a conoscere a fondo ciò di cui parla, il professor Adamo riesce a tenere in vita per tutto il tomo l’attenzione del lettore adottando in diversi passaggi un registro ironico. Necessariamente povero (ahinoi, anche qui si impone una riflessione!) l’apparato di links in coda a otto pagine di riferimenti bibliografici: il sesso in rete non manca, si registra però l’assenza di contributi all’altezza di quelli prodotti da www.avn.com o, fino a ieri, dalla compianta Videoimpulse.

(N.G.D’A.)