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ROBERT SILVERBERG: Il Libro dei teschi

(Fazi, pp. 251, € 15,00; traduzione di  Marco Pittoni)

 

ROBERT SILVERBERG: Il Libro dei teschiLa checca, l’ebreo, il ricco e il campagnolo, sembra un film con Renato Pozzetto, in realtà, sono i personaggi di un libro scritto nel 1972 e pubblicato oggi in Italia da Fazi Editore.

Ned, Eli, Timothy ed Oliver, quattro studenti che attraversano l’America in cerca dell’immortalità. Sono loro i protagonisti di un testo che nelle premesse dovrebbe essere di fantascienza, ma che, di fatto, è un on the road esistenziale specchio di un decennio (gli anni ’70) dove una generazione, anche sbagliando, ha cercato se stessa.

Naturalmente il presupposto fantascientifico esiste, ed è il ritrovamento di un antico libro, Il Libro dei teschi appunto, che narra di un monastero in Arizona dove dei monaci millenari possono donare l’immortalità. Bisogna obbligatoriamente presentarsi in quattro, e dopo il superamento di un periodo di prova, due riceveranno il dono eterno e gli altri due moriranno. Uno dovrà volontariamente rinunciare alla vita per donarla ai propri amici, e l’altro dovrà essere ucciso. Questo dice Il Libro dei teschi, questo è quello che sanno i ragazzi all’inizio della loro avventura e questo sa il lettore fin dalle prime pagine.

   Non vi sono dimensioni parallele, aliene o di un altro mondo in questo libro, l’indagine di Silverberg si rivolge esclusivamente dentro le galassie dell’animo umano, negli anfratti della mente, laddove a volte s’incontrano mostri sconosciuti che sembrano appartenere ad altre vite, altri mondi, altre galassie. Il viaggio dei quattro giovani dentro i misteri di un antico manoscritto, iniziato quasi per gioco o per curiosità, si trasforma inavvertitamente in una riflessione su se stessi e sul senso della vita. L’indagine delle proprie colpe, dei propri ricordi e dei motivi per stare, o non stare, al mondo, diventa veicolo di crescita e trasforma quattro ragazzi in uomini capaci di prendere decisioni impensabili prima che tutto avesse inizio. Bisogna avere fede nella vita prima di aspirare all’immortalità. Bisogna avere fede nella fantascienza (fantafilosofia?) prima di leggere questo libro, perché anche il lettore come i quattro ragazzi, e come in un gioco di meta-letteratura, leggendo Il Libro dei teschi intraprenderà un viaggio intellettuale che lo porterà a riflettere sulla natura ambigua della propria coscienza.

Silverberg conduce le danze con mano sicura. La scelta formale dell’autore di suddividere il libro in brevi capitoli che a rotazione propongono il punto di vista di ciascuno dei quattro studenti, oltre che sviscerare profondamente le diverse psicologie in gioco, asseconda stupendamente il ritmo dell’azione che procede incalzante fino all’ultima pagina, quando, i dubbi e le certezze dell’esistenza si legano indissolubilmente agli eventi accaduti.

In fondo è un libro truffaldino, che promette la vita eterna costringendo a ripercorrere quella appena trascorsa.

 

Davide Catallo