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VALERIO EVANGELISTI: Noi saremo tutto (Mondadori, pp. 430, € 15,50)

 

 Eddie Florio: ecco un personaggio che non sfigurerebbe tra i VALERIO EVANGELISTI: Noi saremo tuttomaneggioni dell’attuale scena politica tricolore. Ogni forma di bassezza morale è parte di un bagaglio che nel nuovo, poderoso romanzo di Valerio Evangelisti, lo accompagnerà nella scalata al potere. Da Seattle a New York, passando per la San Francisco che nel 1934 vide la vittoria dei comunisti dopo un tenace testa a testa con i padroni. “La vita è una corsa, che vince il più abile. Chi non ce la fa si arrangi.” Per Florio, sindacalista corrotto, spia, magnaccia, la frase del giornalista Willard Huntington Wright (noto anche come giallista con lo pseudonimo di S.S. Van Dine) è puro vangelo. Tutto il resto muore come Anna, la sua prima vittima, la ragazza che a Seattle, nel 1919, il protagonista voleva spingere alla prostituzione. Scompare come il vero nome anagrafico Eduardo Cosimo Lombardo e le tracce di una famiglia di origini calabresi che gli è estranea: «Io non c’entro con i miei fratelli, Joe. Io mi faccio gli affari miei.»

   Inventato dal vero: Un Eddie Florio esistette veramente” assicura l’autore, “fu organizzatore dell’ILA a Hoboken, appartenne ai vertici del sindacato e, unico fra gli indagati, fu arrestato a seguito dell’inchiesta della Commissione Spruille Braden nel 1953. Dopo che ebbe scontato la prigionia, se ne persero le tracce. Come l’inquisitore Nicolas Eymerich, viene da pensare. Stavolta però niente stregonerie, attacchi psichici, foreste inestricabili. Qui si parla di altri demoni (in completo grigio e cappello bianco a tese larghe), di altre discese all’inferno.

   Benché annunciato da tempo come un’opera diversa da quelle legate ai cicli di Eymerich e del Metallo, Noi saremo tutto è un libro che chiede al lettore (in primis ai fans dello scrittore bolognese) un impegno non da poco. Non si tratta semplicemente di registrare l’assenza di un protagonista in grado di far scattare un pur labile meccanismo di immedesimazione, né di fare i conti con la vasta mole di materiale documentario “pesante” riassunta nell’appendice bibliografica. C’è una ripetuta sospensione dell’attimo (l’action) che viene a sottrarsi sistematicamente ai canoni di tutti i generi finora esplorati da un autore che fin dai suoi primi passi nella narrativa, nel 1994, ha parlato soprattutto della Storia umana attraverso i secoli. Se Antracite (2003) era un western ambientato tra gli scioperi minerari del 1877, Noi saremo tutto  è il noir sprovvisto di detectives, donne fatali, delinquenti in qualche modo romantici. Tale rinuncia non è un difetto, poiché la tensione non viene mai meno, assistita da un’ormai rodatissima padronanza del ritmo. In tutta la prima parte del romanzo, gli omicidi, le atrocità che Eddie Florio compie o aiuta a compiere risultano fuori campo, eppure le pagine scorrono, il lettore entra (non senza sconcerto) nella vile esistenza di un essere gretto, ambizioso, incapace di provare sentimenti umani. La violenza esplode per gradi, man mano che Florio si prodiga a servire i burattinai che sfruttano i bisogni primari della working class. Deflagra quando negli anni Quaranta, quest’uomo senza volto arriva ai ritagliarsi una Valerio Evangelistiporzione di credibilità presso i pezzi grossi della mafia newyorkese.

   Altri crimini. Altre occasioni. Dutch Schultz l’ebreo è morto, Albert Anastasia è sulla cresta dell’onda, il senatore Joseph McCarthy sta affilando le armi. In seconde nozze, Florio ha preso in moglie Lucy Flegenheimer, sorella di Dutch, ex militante rossa passata alla lotta anticomunista dopo i cambi di tattica del partito di Earl Browder all’indomani del patto Ribbentrop-Molotov. Le donne: ecco il grande problema di Eddie il trasformista. Può sfruttarle, frustarle a sangue sul culo, ucciderle: c’è sempre un “ma” a tormentarlo. Più vorrebbe avvilirle nell’anima, oltre che nel corpo, più il suo conflitto con la sfera del femminile aumenta pericolosamente. E intanto invecchia, gli passano accanto molti altri personaggi della Storia, arriva agli anni Cinquanta dei comunisti alla sbarra dell’american dream, si avvicina all’epilogo privato, all’ultima porzione di un libro ellroyano nell’anima, non nello stile. Dell’Ellroy storico di un’America assediata dai vermi. Più giusto dire di un Valerio Evangelisti in forma eccellente.

 

Nino G. D’Attis