| IRVINE WELSH: Porno (Guanda, pp. 540, € 17,00; traduzione di Massimo Bocchiola) | 
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     Riecco allora, fuor di nostalgia canaglia, gli sballatoni di Trainspotting: dieci anni di più sul groppone, stessa cialtronesca attitudine a sopravvivere con mezzi poco puliti e le tasche piene di vecchi rancori da sfogare. Generazione moratoria, parata di personalità instabili, deboli, isolate, non integrate: materiale umano di prima scelta per uno scrittore interessato a cantare i fallimenti spingendo sull’acceleratore del grottesco. 
       Il 
    primo a riaffacciarsi sulla scena è Simon David 
    Williamson, aka Sick Boy, cinico e opportunista di professione. Non 
    avendo fatto strada a Londra come sperava, Sick Boy fa appena in tempo a 
    tornare a casa per rilevare un pub fatiscente giù a Leith che già finisce 
    con le mani in pasta in un giro di pornografia organizzato da
    Gas Terry. C’è dentro anche
    Nikki Fuller-Smith, studentessa universitaria a 
    caccia di fama imperitura e di nuove sensazioni
     
       
    Questo il catalogo faunistico, signore e signori. Vera grande protagonista 
    del romanzo è quella pornografia che tematicamente sostituisce l’eroina di
    Trainspotting e che Welsh tratta (probabilmente d’accordo con 
    
    Ballard, 
    il quale la definì ne La Mostra delle atrocità 
     “La forma di fiction più letteraria di tutte: un testo verbale che 
    conserva il minimo di legame con la realtà esterna”)
    
    come 
    elemento primordiale entrato a far parte della cultura di massa. La 
    pubblicità usa il linguaggio della pornografia, ne traduce i segni per farsi 
    ammiccante, intendendo ‘spingere al prodotto’ il Mr. Bean di turno. 
    Ricordando che tra la fine degli anni Ottanta ed i primi Novanta in Gran 
    Bretagna si è assistito a un’avvilente persecuzione nei riguardi della S/m 
    culture e della pornografia in genere (a Manchester, la polizia sequestrò 
    materiale pornografico di vario tipo incriminando onesti cittadini che tra 
    le mura domestiche si dedicavano ad atti consensuali definiti ‘osceni e 
    violenti’),
     Raccogliendo nomi e facce dei libri precedenti per sommarle a nuovi tasselli, Porno è l’opera che spiega meglio di ogni altra il percorso del matto di Edimburgo: proprio come John Lydon e James Joyce, egli sa che il suo verbo selvaggio e popolare è in odore di eternità più di tutto l’indecoroso andazzo letterario che molti amano celebrare. 
 (N.G.D’A.) sul web: www.irvinewelsh.net http://www.randomhouse.co.uk/minisites/porno/ 
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