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SERGE QUADRUPPANI: In fondo agli occhi del gatto
(Marsilio, pp.192, € 13,00; traduzione di Maruzza Loria)
 

SERGE QUADRUPPANI: In fondo agli occhi del gatto

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“Non lo metti giù, pochi cazzi.” Anche estrapolata dal suo contesto (una recensione al romanzo La breve estate dei Colchici, pubblicato sulla rivista Il Giallo Mondadori  nel maggio del 2003) questa frase secca di Wu Ming 1 non perde il suo effetto, sintetizzando alla perfezione il potere di una pagina scritta da Serge Quadruppani. Di questo magnifico autore francese ci eravamo già occupati parlando de La Notte di Babbo Natale (sempre Giallo Mondadori, dicembre 2004) e invocando per le sue opere tradotte in Italia una visibilità superiore, più duratura rispetto a quella offerta dalla distribuzione in edicola. Bene, siamo lieti di annunciarvi che la nostra preghiera di umili lettori è stata accolta: la versione italiana, a cura di Maruzza Loria di Au fond de l’œil du chat, pubblicato in Francia da Métailié nell’ottobre del 2006, è appena uscita in libreria per Marsilio e inaugura un sodalizio tra la la casa editrice veneziana e Quadruppani (ora speriamo di poter leggere presto altri titoli ancora inediti da noi, come l’erotico Je te dirai tout, del 1998;  Je pense donc je nuis; Vénénome; Les Alpes de la lune, oppure il fantascientifico Nausicaa Forever).

   Opera narrativa a due voci, quella di Michel, cinquantenne indigente, “eroe della resistenza alla mediocrità del mondo” sospettato dell’assassinio di Paul, il suo migliore amico, e quella di Emile, uomo che, prima di ritirarsi in un eremo agreste difeso da sistemi di sorveglianza hi-tech,  ha speso l’intera vita versando fiumi di sangue sulle strade oscure del pianeta. Noir (o polar, per dirla alla maniera francese) inzuppato in una tazza fumante di humour a tinte fosche che non manca di restituirci anche gli odori delle ambientazioni: Parigi, l’Africa, la campagna francese. Romanzo di vite deragliate (quelle dei padri, quelle dei figli) che diventa altresì acuta riflessione sulla persistenza del male nell’animo umano e nella Storia, nell’economia del genere umano  legate a filo doppio alla violenza: “La crudeltà dei portatori di pace di Abu Ghraib e di Guantanamo attizza la crudeltà guerriera dei portatori di bomba e di sciabola. Le cineprese filmano tutto. I giovani disoccupati arabi che frequentano i centri internet di Bagdad non guardano altro che dei porno e delle immagini di torture e di esecuzioni da parte di guerriglieri. I giovani soldati americani che guardano delle foto porno sugli schermi dei computer o dei cellulari le ottengono gratuitamente in cambio delle foto di cadaveri che hanno eviscerato con la mitragliatrice.”

   In modi diversi, Michel ed Emile guardano alla società in cui vivono ed offrono al lettore i loro commenti tra un colpo di scena e l’altro (tanti, stiamo parlando di un libro in cui la suspence non viene mai meno). In modi diversi, i due personaggi hanno instaurato un rapporto speciale con i gatti, animali che in questa storia mozzafiato di fughe e pistole spianate, di sbirri guasti, torture e complotti incredibili, rivestono un ruolo non marginale, rubando addirittura la scena in diversi passaggi agli umani.

   Di più non si può dire, come ammonisce il risvolto di copertina firmato da Andrea Camilleri. In quarta è visibile l’invito di Jean-Patrick Manchette, che di Quadruppani fu collega e amico: “Quadruppani rianima l’aggressività sociale che contraddistingue la grande narrativa noir fin dalle origini…Un autore da leggere”.

 

Nino G. D’Attis

Intervista a Serge Quadruppani

 

Sito di Serge Quadruppani