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Dario ArgentoGIÙ LE MANI DA SUSPIRIA!

di Nise No

 

Eccoli qui, gli americani. Rifanno ciò che non sanno fare: le piramidi, il Colosseo (a Suspiria di Dario ArgentoLas Vegas, dove altro?), la Lolita di Kubrick nelle mani del demente che girò 9 Settimane e ½, Ringu che a Hollywood diventa The Ring e Suspiria che presumibilmente rimarrà tale se non altro nel titolo. Proprio così: la Miramax ha appena acquistato i diritti del capolavoro di Dario Argento, inclusi quelli di riproduzione delle immagini (in parole povere, gli yankees ricchi di dollari ma poveri di fantasia tenteranno di riprodurlo ‘in vitro’ fotogramma per fotogramma).

   1977: l’anno delle streghe Joan Bennett e Alida Valli nascoste in un’accademia di danza a Friburgo. Ombre minacciose della Foresta Nera, la sequenza in piscina che omaggia Cat people e più tardi sarà citata da Paul Schrader nel remake (sempre lì siamo, ma almeno la firma è eccellente) del classico di Tourneur. Musica rock barocca dei Goblin contenuta in un vinile che avrò usato centinaia di volte per gli scherzi telefonici a notte fonda ai danni di qualche rompicoglioni. Flavio Bucci sbranato dal suo pastore tedesco, Stefania Casini muore nel filo spinato dopo aver giocato alla detective dell’ incubo nelle stanze segrete del convitto degli orrori. I rossi, i blu finti delle gelatine, colori visti solo nei sogni, recuperati da Argento e dal direttore della fotografia Luciano Tovoli attraverso l’ultima partita cinese di pellicola Kodak a bassa sensibilità molto in voga negli anni Cinquanta (dubito fortemente che nei magazzini della Miramax ne abbiano una scorta). Susy Banner contro l’orrenda Elena Markos ridestata dal suo sonno centenario è una Biancaneve emaciata e sonnambula, zia della Jennifer Connely di Phenomena. La purezza che incappa tra le grinfie del male. L’irrazionale, la dimensione onirica, trionfano più che in Profondo Rosso (che in Giappone uscirà col titolo di Suspiria part 2) e prima di Inferno, secondo capitolo di una trilogia dedicata alle ‘Tre Madri’ prossima al compimento. Prima di altre opere forti (da Tenebre a Nonhosonno, passando per Il fantasma dell’ opera), incomprese dai somari, accostabili ai lavori di Lynch e Ferrara, all’opera omnia di Fellini perché lucidamente filmate ai margini della verosimiglianza, in uno stato di trance sul set e proprio per questo intimamente sincere.

   Ribelle, anarchico o rock (così lo ha definito l’edizione italiana del mensile Rolling Stone) il cinema di Dario Argento lo è stato fin dagli esordi: il thrilling come “uno dei modi più sfrenati e selvaggi di fare il cinema, uno dei generi che permettono all’autore di far volare in sala sulla testa degli spettatori, per molti minuti, grandi vele di irrazionale e di delirio.” (in Dario Argento, Profondo thrilling, Milano, Sonzogno, 1975). Ostinato e indomabile, sordo al coro dei detrattori perché tutto proteso a suscitare emozioni radicali, estreme, sensuali, questo cinema ha fatto scuola ad ogni latitudine come quello di Sergio Leone, Mario Bava, Lucio Fulci, guadagnandosi il rispetto dei prestigiosi Cahiers du Cinéma, facendo dire al critico francese Jean-Baptiste Thoret che “Dario Argento è attualmente il più grande regista del mondo”.

   In un saggio scritto nel 1996 per la rivista Cut e poi riportato nel volume Nuovo cinema inferno di Daniele Costantini e Francesco Dal Bosco (Milano, Pratiche Editrice, 1997), la scrittrice Banana Yoshimoto dichiara: “Nei suoi film, Dario Argento traduce in immagini il flusso dei sogni delle zone d’ombra degli esseri umani così come sono.”

   Popolarità da rockstar alimentata negli anni da leggende di ogni tipo: scrive dentro sordide stanze d’albergo trascorrendo lunghi periodi da recluso; dei suoi film non conserva niente, neppure le sceneggiature; si è sempre tagliato i capelli da solo; ha incontrato le ultime streghe in Germania e così via... Ma ho perso il filo del discorso (succede, succede!). Quel che mi premeva dire, più di tutto, più dell’Amore Assoluto che nutro per il cinema di Argento fin da quando ero un bambino fifone da far paura, è questo: PERCHÉ GLI AMERICANI NON COMPRANO IN BLOCCO BOLDI, DE SICA, NERI PARENTI, PIERACCIONI E LA FAMIGLIA VANZINA IN MODO CHE QUI SI POSSA RESPIRARE UN PO’??? Facciamogli un’offerta che non potranno rifiutare...