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GIROLAMO DE MICHELE: Scirocco (Einaudi, pp. 600, € 14,50)     Intervista all'autore

 

Nessuna recensione potrà sezionare un’opera come questa, materia troppo viva per

Scirocco di Girolamo De Michele

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consegnarsi ad autopsia definitiva. Libro sorprendente anche se Tre uomini paradossali era stato un esordio importante. Scirocco è una Apocalisse, una discesa agli inferi, un libro epico che tracima tra documentazione storica domata, flusso di coscienza filosofico, scomposizione dei meccanismi giallistici.

   Ho interrotto la lettura di Scirocco verso pagina 200, ho aperto una specie di varco per nulla casuale, ho aperto una ferita dovuta, il libro intervista uscito per la Bur di Giovanni Fasanella ad Alberto Franceschini, leader storico delle Brigate Rosse del paleolitico pre-Moro. In precedenza avevo soffritto a fuoco lento con Sergio Flamini e il suo Covo di Stato, uno dei mitici testi della Kaos.

Libri che sorprendono lasciandoci atterriti (e incazzati) e ci parlano di come la vita vera sa spiazzare rispetto ad ogni fantasia narrativa.

   Il padre di Franceschini, uomo devoto al P.C.I., alla politica di sezione, così rinnegabile e ottusa, sapeva delle scelte del figlio, sapeva che non sarebbe partito militare, che stava per entrare in clandestinità e gli aveva intimato un “Ricordati che fuori dal Partito c’è  la CIA”. Oggi quella frase ci avvilisce, ci rimbomba nella testa e non sappiamo più chi era ottuso o confuso. Ma sappiamo distinguere al volo la merda dal cacao, gli amici dai nemici. O almeno sappiamo scegliere la parte da cui stare. Come in un western…

  “La vita di Tore è stata un western, i buoni di qua, i cattivi di là, e lui non aveva dubbi su quale fosse la parte giusta.”   

   Perché riprendere la lettura di un romanzo (seppure noir, parolina magica che sta sdoganando nel marketing editoriale libri importantissimi, ma anche robetta e robaccia) quando la storia vera/verosimile di questo paese di Pulcinella Tragici pare andare oltre ogni fiction?

   Nel caso di Scirocco la domanda è particolarmente idiota e fuori traiettoria. De Michele la domanda se la deve essere posta, ma la soluzione l’ha trovata. Come Evangelisti,  Carlotto e De Cataldo o il Tassinari de I segni sulla Pelle, sa cibarsi con profitto di fatti e persone per nulla immaginari.

   Galleggiano fascisti torturatori arricchiti, passati indenni dal 25 Aprile, vecchi partigiani che appunto per questo non considerano chiusi i conti, ansiosi di passare il testimone, la vicenda tutta bolognese della Uno Bianca, trame di strategie transnazionali di Guerra da Servire Fredda e Infinita e quantità industriali di altri riferimenti  che trovano sempre una giustificazione all’interno del testo.

   I nomi sono storpiati, escamotage necessario per stare alla larga dalle aule di tribunale, ma De Michele colpisce preciso e durissimo, la scrittura come arma di offesa, di giustizia, alla ricerca di un’etica perduta, per un paese che non ha memoria, e conseguentemente nessuna volontà di redenzione. Ritroviamo i personaggi che abbiamo apprezzato in Tre uomini paradossali in questo American Tabloid italiano. Ellroy ha una scrittura che ci consegna un profilo quasi piatto con improvvise e frequenti deflagrazioni che alterano gradevolmente il tracciato. De Michele all’inizio pare dispersivo, per nulla concreto, iniziamo a pensare che il tentativo di fare entrare in contatto diverse generazioni di ribelli sia stato troppo ambizioso e irrisolto, che certe ambientazioni da bar/osteria siano un po’ polverose, la bella Lara poco credibile nell’approccio al detective malinconico con fantasmi nel cervello che non si placano, che le ricette culinarie e le composizioni di coktails risultino un po’ tediose… poi, miracolo pagano, queste ombre svaniscono, quasi nulla del seminato si rivela inutile alla struttura, la trama decolla e inizia una progressione che brucia benissimo, il motore gira e fa un buon rumore,  proprio quando fa la sua comparsa Ferodo, hacker malato di paranoia, e le vecchie oscure strategie presentano il loro conto nel presente.

   Del finale, nulla, già la quarta di copertina potrebbe svelare meno… perché Scirocco come non bastasse è un vero giallo.

 

Saverio Fattori