NEWS  
CINEMA  
CINQUE PUNTO 1  
MUSICA  

Black Sabbath  

Casino Royale  

Chaos| Order  

Dave Gahan  

Deadburger  

Depeche Mode  

Depeche Mode: SOTU  
 
Depeche Mode:Discografia  

Duran Duran  

Editors  

Ennio Morricone  

John Frusciante  

Federico Fiumani  

Grinderman(Nick Cave Side Project)  

Guns N’ Roses  

Jarvis Cocker  

Killing Joke  
 
Kraftwerk  
 
Madonna  
  Marilyn Manson  
 
LCD SOUNDSYSTEM  

Marlene Kuntz  
 
Massive Attack  

Miles Davis  

Nine Inch Nails  
 
Pankow  
 
Pere Ubu  

Psychic Tv  

Portishead  

Primal Scream  
 
Psycho Sum  

Rammstein  

Recoil: subHuman  

Recoil: Selected  
 
Red Hot Chili Peppers  
 
Scott Walker  
 
Sonic Youth  
 
Stars  
 
Studio Davoli  

The Good The Bad & The Queen  
 
The Orange Man Theory  
 
The Stooges  

Tobia Lamare & The Sellers  

Tom Waits  
 
UNKLE: Self Defence  
 
UNKLE: War Stories  
LETTURE  
ARTE  
FUMETTI  
INCONTRI  
BLACKBOX  
IL POTERE DEL MEDIO  
OLTRE  
STANLEY KUBRICK  
TEMI DEL DESKTOP  
LINKS  
ARCHIVIO  
DEPECHE MODE TOUR 2005-2006
 
Google
Web blackmailmag.com
 

DURAN DURAN: RED CARPET MASSACRE (Sony)

Ordina da iBS Italia o da CDWOW la limited edition

Uh, IL MASSACRO DEL TAPPETO ROSSO!!! Un titolo, un tema centrale, un videoclip (per il primo singolo Falling down,  con le top models in terapia di riabilitazione) che avranno già suscitato l’invidia dello scrittore Bret Easton Ellis. Questa è la prima cosa che mi è venuta in mente quando mi sono predisposto ad ascoltare il nuovo album dei Duran Duran. Ex bellocci sfasciaclassifiche degli anni ’80. Pensi a loro e affiorano ricordi di orde di ragazzine urlanti, gli articoli su Smash Hits, Sorrisi & Canzoni e Tutto Musica & Spettacolo, poi le bellezze in topless che lottavano nel fango (il videoclip di Girls on film censurato dalla BBC), Is There Something I Should Know? che arriva dritto alla posizione n° 1 delle charts UK, Wild Boys ispirata dall’omonimo romanzo di William Burroughs, quindi la fan italiana che scrive l’instant-book Sposerò Simon Le Bon, il batterista che sposa una napoletana, il tema per James Bond Agente 007 - Bersaglio mobile, una colossale sbornia di successo con tutte le conseguenze del caso (anche quella, materia buona per un romanzo di Ellis).

   Molte vite. Molto rumore. Eppure, a prestar bene l’orecchio, non era tutto pop per sbarbe.

   È il 2007: i Duran Duran sono ancora tra noi. Formazione nuovamente orfana di qualcuno (stavolta il fuoriuscito è il chitarrista Andy Taylor e il suo sostituto è Dominic Brown, già uomo ombra di Elton John, Lionel Ritchie, Take That), lavorazione particolarmente difficile, con le prime sessions in studio che risalgono all’autunno del 2005, un titolo provvisorio (il disco avrebbe dovuto chiamarsi Reportage) ed una squadra impressionante di produttori: Danja, Timbaland, Justin Timberlake, Jim Beanz, Jimmy Douglass.

   Paragonato a Red carpet massacre, il precedente Astronaut (2003) prodotto da Don Gilmore e Dallas Austin è davvero poca cosa. Qui il gioco si fa davvero interessante, con un uso massiccio dell’elettronica e l’ispirazione giusta come ai tempi di Notorious e Big Thing. Ispirazione che trae spunto dalla vita senza limiti delle star grandi o piccole che si ritrovano a sfilare sui tappeti rossi prima dell’ennesimo down da alcool e droghe: il naso intasato, gli occhi trafitti da 100.000 spilli, un’ascia in testa e il linguaggio dissociato. Vedi alla voce Britney Spears. Vedi alla voce Whitney Houston. Consulta i gossip dell’ultimo anno su Kate Moss e il suo (ex?) fidanzato cretino. Fai uno squillo alla clinica che si è occupata di rimettere in piedi il tuo idolo preferito.

   “Why has the sky turned grey / Hard to my face and cold on my shoulder / And why has my life gone astray / Scarred by disgrace / I know that its over / Because I’m falling down / With people standing round / But before I hit the ground / Is there time / Could I find someone out there to help me?”

   Anche se stavolta concede poco o nulla al falsetto, la voce di Le Bon è sempre quella (solo il fisico si è fast-foodamercanizzato). Il sound ritrova l’elettronica e il ritmo, con qualche episodio che si tinge di funk nerissimo e diversi momenti davvero interessanti (dall’iniziale Valley al già citato Falling down che comincia con un arpeggio di chitarra alla Red Hot Chili Peppers).

   E poi: un pizzico di hip-hop, una manciata di moderno r’n’b. Il tocco vintage del moog in Last Man Standing.

   Hanno faccia tosta, i Duran Duran. Hanno (non meno di Madonna e Kylie Minogue, per citare altre due illustri sopravvissute agli anni ‘80) la facoltà di sentire ancora da che parte tira il vento (un brano come Tempted ha le carte in regola per fare sfaceli in discoteca). E se alla fine, dopo ripetuti ascolti il giudizio non cambia tenendosi sulla linea dell’album che regge bene, significa che questa band griffata da capo a piedi non è ancora pronta per la pensione. Parliamo di pop, naturalmente. Il concetto di capolavoro, in ambito pop è opinabile. Però chi se ne frega: Falling down è davvero un gran pezzo e oggi mi sento sbarbo anch’io!

 

(J.R.D.)

http://www.duranduran.com/