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PSYCHIC TV: Mr. Alien Brain Vs. The Skinwalkers  (Cargo/Sweet Nothing)

“No fear, except thee fear of leaving. Death is like each other. Life has only dreams to recommend it, and thee security of being inside.”

 

Nel mondo di Genesis Breyer P-Orridge, il corpo è protagonista e palcoscenico. Un corpo (modificato da interventi chirurgici fino al punto da assumere lo status di ermafrodita) che ha quasi raggiunto le sessanta primavere ed appartiene, indiscutibilmente, a un artista provvisto di un alfabeto immaginifico simile a un tempio in cui tutti i sogni e le storie che l’uomo ha desiderato, inseguito, vagheggiato fin dalla sua comparsa sulla faccia della terra, diventano opera d’arte.

   Genesis Breyer P-Orridge, performer, musicista, scrittore (e molto altro ancora) nato a Manchester il 22 febbraio 1950 come Neil Andrew Megson, è il demiurgo che si espone accanto a ciò che ha creato, la creatura bislacca ma non imbecille capace di mettere a nudo i brand globali, i meccanismi preconcetti del mondo musicale e dell’arte tutta, sviluppando di conseguenza una vera e propria rete di strategie di resistenza contro di essi in una dimensione relazionale che attraversa quel background fatto di esperienze sotto le sigle Exploding Galaxy/Transmedia Exploration, Coum Transmissions, poi Throbbing Gristle (insieme a Cosey Fanni Tutti, Peter Christopherson e Chris Carter). La facoltà di Genesis di abbracciare forme diverse (poesia, sperimentazione sonora, scrittura, pittura, body art, video) è la chiave per capire che il suo modus operandi è  un universo di possibilità perennemente in contatto le une con le altre, dove una digressione qualsiasi può condurre a un argomento totalmente nuovo. È così che dentro Mr. Alien Brain Vs. The Skinwalkers, il capitolo più recente marchiato Psychic TV (o PTV3, a sottolineare il fatto che, con una formazione rinnovata, siamo alla terza incarnazione del progetto nato nel 1981) si incontrano, accanto ai brani autografi, anche No good trying di Syd Barrett e Foggy notion di Lou Reed (periodo Velvet Underground). Schegge di una personale cosmogonia (tanto più caotica quanto più protesa verso un ordine alternativo) collocate all’interno di un disco poeticamente forte che sembra concentrarsi sulla purezza inghiottita dalla notte per ripresentarsi il giorno dopo sotto nuove spoglie. Un album che parla (anche attraverso la voce di Lady Jaye Breyer, moglie amatissima e scomparsa nell’ottobre del 2007) dell’importanza di accettare il proprio corpo e quello dell’altro: ri-unione, ri-soluzione del maschile e del femminile nel segno della pandroginia (dove l’alterazione del corpo finisce con l’incidere sulla mente del singolo, poi sul modo di pensare di un’intera società).

   Amore e nuove teorie al tempo del disprezzo, della paura del diverso. Apertura dialettica fuori da istanze assolutistiche (I am making a mirror), performata con quello spirito ludico che fa da generatore di una trasformazione strutturale del corpo e del pensiero (Papal Breakdance). Amore e psichedelia venata di folk apocalittico, di tensioni erotico-urbane (splendida la versione di New York Story griffata Michael Gira), di vita e morte che da sempre sono in stretto rapporto con l’arte e gli artisti (o almeno tutti quelli infettati dalle inquietudini e dalle contraddizioni del loro tempo).

   Alla prova di ripetuti ascolti, Mr. Alien Brain Vs. The Skinwalkers  risulta immenso ed emozionante anche come puro e semplice album rock. Da vedere assolutamente, poi, quei  “38 Mins Of Unseen Tour & Rehearsal Footage & More” nel Dvd incluso nella confezione.

   Genesis Breyer P-Orridge? Mentre scrivo queste righe è già altrove: famigerato, imbarazzante, scandaloso, amato e/o dileggiato, ma sempre altrove. Ecco cosa è un artista.

 

(N.G.D’A.)

 

www.genesisp-orridge.com